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venerdì 18 dicembre 2015

Ankara. La storia di Urgh Ambè



Ante Scriptum - Officina meccanica vi propone questa storia nata quasi per caso
sulla esclamazione di sorpresa dell amica silvia urg... ambe!
cosi le avevo ripromessso di scriverci una storia al più presto.
memore delle immagini che vediamo alle televisioni dagli anni 90 guerra del
golfo enfino agli ultimi video diffusi dai russi sulle colonne di automezzi che
trasportano petrolio dalla siria fino in turchia difficile stabilire quale sia
la vera arte rappresentata se le immagini dei satelliti le installazioni
lasciate sulle strade oppure il semplice riporto dell'oggetto trattato come un
reperto archeologico in questo caso  appunto di antropologia del contemporaneo
del gruppo turco xurban che ho ritrovato in un fascicolo di alcuni anni fa di un convegno sul paesaggio mediterraneo. il  contenitore contenuto appunto un serbatoio un tempo
contenitore che viene contenuto in una esposizione di arte contemporanea

urgh ambe’  gazzosaro di ankara

urg ambe’  nato negli anni sessanta  ad ankara dove tuttora risiede, gestisce una piccola ditta di distribuzione di bevande nei locali della capitale turca. suo padre aveva una piccola ditta di produzione e distribuzione di gassose. da giovane urg ha subito iniziato con questo lavoro con  un vecchio camioncino girava per la citta scaricando tutto il giorno le cassette con le bottigliette di vetro di gassosa. ha svolto questo lavoro per parecchi anni ma con l'avvento della grossa distribuzione la piccola ditta era andata in  crisi così aveva montato sul cassone del suo camioncino una piccola cisterna e si era messo a trasportare acqua nei piccoli paesi lontani dalla citta. poi era scoppiata la guerra nel golfo e aveva sentito che molti facevano buoni affari nel trasporto dell oro nero di contrabbando dal nord dell iraq e si era avventurato su quelle rotte. a lui non piaceva trasportare petrolio così aveva continuato a trasportare acqua ai piccoli villaggi di nomadi vicino al confine sulla strada per mosul. gliela pagavano bene lacqua! al contrario dei colleghi viaggiava carico all andata e scarico al ritorno. ricorda ancora bene quella volta in cui quegli aerei erano scesi a bassa quota e avevano iniziato a mitragliare la colonna di autocisterne e automobili. urg si era buttato a capofitto fuori dallautomezzo lontano dalla strada, quando  il pericolo era scampato aveva trovato la cisterna tutta sforacchiata dai proiettili con l acqua che fuoriusciva dai buchi. così la smonto e la lascio li sul ciglio della strada, se ne torno verso casa leggero e rinfrancato dallo scampato pericolo. aveva subito smesso di fare quel lavoro. così dopo un po di tempo aveva iniziato la nuova attività che svolge tuttora, si epoi sposato adesso ha tre figli, il più grande già lo segue nel lavoro gli altri due un maschio e una femmina vanno ancora scuola. fu veramente sorpreso urg quando vide quel manifesto per le vie della citta, una mostra di arte contemporanea con una foto della cisterna che aveva abbandonato sulla strada di mosul. appena ebbe tempo si reco subito al museo, riconobbe subito cio che gli era appartenuto, la cisterna era esposta in tutta la sua interezza nella grande sala, fece un paio di giri attorno all opera riconobbe le ammaccature i graffi la vernice scorticata gli adesivi che lui stesso ci aveva attaccato. cerano  i fori dei proiettili sparati dall aereo, si avvicino accarezzando la cisterna aveva pure infilato le dita nei fori delle pallottole e continuava ad a toccare la cisterna quasi con ossessione in stato di trance quando senti la voce dell addetto che lo invitava a non toccare l opera  d arte: urgambe!

su un lato cera un cartellino

untitled
ready made
smalto metallo


2015

silvia, un amica, quando faccio qualche battuta sciocca fa: urg..! poi di seguito: ambe! così ho detto: urg ambe, strano personaggio, potrei scriverci una storia, eturco? 

giorni fa mentre frugavo tra le cianfrusaglie della biblioteca evenuto fuori un fascicolo, vi ho trovato ispirazione per questa storia. un convegno di anni fa: biennale del paesaggio mediterraneo. tre giorni di studio e laboratori sulla natura del paesaggio, il paesaggio sostenibile e il paesaggio della geopolitica, una sezione, soprattutto video, era dedicata all arte contemporanea:

mediterraneo capovolto

luoghi attraversati vissuti abitati e di una loro rappresentazione per definire una immagine mentale, arrivare a una forma fluente in un continuo passaggio. come una nave in  cerca di una rotta tra i nodi del web per individuare i flussi di pensiero e di pratiche che superavano i confini saldi di un territorio scoprendo interstizi maglie labili che scardinano qualsiasi sistema

xurban- il contenitore contenuto

nel recente passato tutti gli autocarri che trasportavano merci tra la turchia e l iraq erano equipaggiati con speciali cisterne d acciaio per trasportare il carburante o il petrolio, in turchia, attraverso itinerari inconsueti. fuorilegge inutili queste cisterne sono state sparse lungo le strade principali come i resti di scambio di uneconomia di classe. lo scopo estato quello di definire un indagine archeologica sul campo di questi oggetti come si trattasse di anfore millenarie. così ci si eappropriati di un oggetto che ha percorso lunghe distanze attraverso i confini in un periodo di controllo e contenimento

xurban-il territorio contenuto

un tempo questo era l'intero mondo, il paesaggio storico ha lasciato tutti suoi segni sulle strade che i popoli hanno tracciato con le proprie vite con i modi in cui hanno interagito tra di loro con le espressioni e l'accettazione del fato, con la rivolta. la violenza con cui essi si sono separati dalla terra per ragioni economiche la guerra la disperazione eportata avanti nelle citta che hanno colonizzato, la citta-deserto della privazione

scrive calvino in collezione di sabbia
da appunti di un viaggio in iran, 1975


al ritorno il mio cammino incrocia quello di una tribù di  nomadi in marcia. donne scalze dai vestiti sgargianti, mandano avanti a urla e a bastonate una fila d asinelli. sulla groppa degli asinelli si tengono in equilibrio una gallina un cane un agnello a cavalcioni; altri reggono bisacce dalle cui tasche si affacciano agnellini e bambini neonati. segue un armento  di capre, poi una mandria di cammelli, un cammellino bianco candido trotta tra le zampe della madre. la sfilata si dirige verso un accampamento di tende nere. ela stagione in cui le tribù di queste popolazioni nomadi di lingua turca,attraversano le steppe. gli uomini a differenza delle donne sono vestiti come cittadini attendono sulla soglia delle tende salutano con un salam e invitano a bere il te. le donne nascondono il viso e ridono nel bianco e nero degli occhi una di loro versa acqua da un otre di pelle di capra un altra impasta la farina. al suolo i famosi tappeti tessuti dai loro telai. da secoli i nomadi scorrono per questi aridi territori senza lasciare traccia dietro di se fuor che le impronte nella polvere.

Ferdinando Renzetti

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