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domenica 17 novembre 2013

Puglia:“mal affaire Xylella” - Guariti dalla natura gli ulivi del Salento, senza ricorrere ai veleni CE

Si ritirino e blocchino i 2 milioni di euro per il biocidio dei ruscelli, la Regione Puglia li ridestini per i rimboschimenti!


Foto Daniela Santelli

Le voci circolavano già da alcuni giorni, ma domenica 17 novembre 2013 tanti cittadini attenti hanno voluto verificare con i loro occhi, e si son recati nelle aree definite “rosse”, di massima pesantezza del fenomeno (dette anche “d'insediamento”), ma vi hanno trovato gli alberi d’ulivo, che nei mesi scorsi avevano perso le foglie, in pieno vigore rigenerativo, e non solo dalla base vi stanno spuntando innumerevoli polloni, ma anche nuovi germogli dai grandi tronchi, nelle parti alte. Tutto questo in uliveti abbandonati, che non hanno subito nessun intervento “curativo”, (potatura del secco o trattamenti specifici su piante e suolo) ed è tutto un tripudio di germogli e di nuova vivissima vegetazione! 

Le tante foto, che smascherano il bluff del “mal affaireXylella”, messe subito in rete, hanno avuto, in pochissimo tempo, un’ immensa condivisione che continua in queste ore. L’indignazione è tanta nei cittadini del Salento, e non solo! Ad accorgersi di tutto questo anche alcuni giornalisti più attenti e critici che, nei giorni scorsi, sui quotidiani locali avevano parlato di ulivi, che come dei “Lazzaro” dei Vangeli, stavano risorgendo proprio nelle aree dove gli strani tecnici, comparsi nella vicenda, avevano parlato di “cimitero” di ulivi. Dicevano, dopo solo pochissimi giorni di sopralluoghi: “le piante d’olivo si son eradicate lì da sole, sono morte e non c’è alcuna speranza!”. E, poi, persino chi diceva: “i terreni lì sono ormai contaminati e mai più vi potrà essere ripiantato l’olivo”, sebbene poi anche alcune varietà di olivo, nella “zona rossa”, non hanno mai presentato alcun disseccamento! L’area interessata comprende dagli 8.000 ai 10.000 ettari, gli uliveti su cui penderebbe lo spettro dell'eradicazione, che taluni stanno tentando di imporre, contano una numerazione che va dai 6.000 ai 600.000 alberi d'olivo, più i mandorli, e tutte le altre specie su cui potenzialmente potrebbe vivere la Xylella, oltre alla correlata flora autoctona dei canali e dei “sipali” (la macchia di vegetazione spontanea lungo i margini dei campi), delle iper-tutelate macchie, più il verde urbano, privato, pubblico e stradale! Numeri biblici, per uno scenario di devastazione da film di fantascienza! Nocivi pesticidi contro i potenziali vettori della Xylella – le cicalellidi - ( e di conseguenza contro tutti gli altri insetti) e diserbanti chimici da gettare con la scusa di eliminare tutti i definiti “serbatoi di inoculazione”, (si parlava, persino, di irrorazione dall'alto con l'uso degli aerei), e squadre, financo, di militari, lanciafiamme contro erbe e muschio, ed eradicazioni! Si è parlato, non a caso, con preoccupazione e rabbia da parte dei cittadini, di “shoah degli ulivi”, e di “olocausto chimico del Salento”, e in tanti hanno perso il sonno per via degli incubi di tutto questo assurdo scenario da guerra contro tutto ciò che vuol dire Salento! La sintomatologia degli alberi l’avevano definita, gli strani tecnici, “complesso del disseccamento rapido dell’ulivo”, forse dovremmo parlare di “indotta psicosi dell’agognato, da alcuni, disseccamento rapido degli ulivi salentini”, che tutto sono meno che disseccati e morti, ma un tripudio di vita che ritorna! E, in effetti, non nutrivamo dubbi sulla proverbiale forza rigenerativa dell’olivo, e non a caso, il suo ramoscello è a contorno di ogni stemma civico dei comuni d’Italia! 

Avevamo, per questo, anche invitato, seguendo i più attenti veri tecnici scesi in campo, a considerare e studiare il fenomeno sotto molteplici aspetti, considerando l’effetto dello stress idrico estivo, particolarmente prolungato, tanto più nella fascia occidentale salentina, ed altri fattori chimico-fisici, di natura antropica, o meno, riguardanti le falde, l’aria, i suoli, l’ inquinamento più o meno doloso che fosse, e avevamo invitato ad indagare le pratiche insane, svolte in taluni oliveti, avvelenati dalla agrochimica da troppi anni irresponsabilmente, per capire i motivi di estivazione con disseccamento di alcuni rami, o di indebolimento immunitario, con regressione vegetativa, degli alberi; fattori, che andavano studiati con rigore e serietà, e che avevano favorito l’insorgenza, infatti, non di uno solo, ma di più patogeni, come anche da tutti i tecnici riconosciuto, sugli alberi indagati presentanti la sintomatologia in questione.
Il brutto gioco messo ad arte in traballanti piedi, e che oggi crolla rovinosamente, è ormai fin troppo palese. Dopo esser stati chiamati ad intervenire per studiare la particolare sintomatologia del disseccamento di alcuni rami degli ulivi, (chiamati anche da alcuni nostri attivisti, cittadini sensibili all’ambiente), dei tecnici preposti giunti sui luoghi vi trovano sugli alberi diversi patogeni, insetti e muffe, ma anche poi un batterio, di questo i primi studi ben dimostrano essere non patogeno per alcuna coltura, e addirittura un batterio che da studi scientifici pubblicati in letteratura, inoculato, negli esperimenti condotti sull'ulivo, non ha dato mai sintomatologie patogene “Si dà il caso che le indicazioni molecolari acquisite a Bari forniscano buoni motivi per ritenere che il ceppo salentino di X. fastidiosa appartenga ad una sottospecie (o genotipo) che non infetta né la vite né gli agrumi, e che esperienze statunitensi (California) indicano come dotato di scarsa patogenicità per l'olivo” (articolo pubblicato il 30 ottobre 2013 sul sito della Accademia dei Georgofili, per l' ‘approfondimentto sul caso degli olivi salentini). 

Per cui, dai tecnici locali, si è presentato tale batterio, qui nel Salento, come concausa della sintomatologia degli ulivi; sintomatologia bollata subito come “terribile contaminante epidemia senza alcuna speranza”; finché, poi, nelle uscite sui media più nazionali, dai medesimi tecnici, il batterio trovato è stato presentato come il principale imputato responsabile, il “batterio killer”! E così, è stato anche presentato da tutti gli enti sciacallo, e politicanti, accorsi sulla scena come avvoltoi per banchettare del Salento e sui possibili lauti fondi europei, nazionali e regionali così ottenibili. Dove è il gioco allora: quel batterio è una sottospecie della Xylella fastidiosa, che per i danni fatti da altre sottospecie diverse del medesimo batterio, soprattutto in aree extra-europee, soprattutto in America, è stata inclusa come patogeno da quarantena in Europa! E, l’Europa, pertanto in sua presenza invita i paesi membri ad attivarsi per eradicare il batterio o per contenerlo! Mentre qui tutto questo lo si voleva fare, da parte dei tecnici scesi in scena, nella maniera più radicale e forsennata possibile, in forme estremiste pazzesche mai vistesi prima: eradicando la foresta degli ulivi del Salento e facendo un deserto piro-chimico avvelenato di ogni cosa! 

Per di più i cittadini mobilitatesi da subito, davanti a una sentenza troppo efferata da parte di uno studio durato pochi giorni, hanno scoperto che gli stessi enti, che oggi volevano imporre la quarantena daXylella diffondendo terrore in tutt’Europa, in Italia e nel Salento, avevano tenuto tre anni fa, un corso, e proprio in Puglia, per formare tecnici sull’applicazione della “quarantena da Xylella fastidiosa”, spiegando, allora, come si legge ancora sui loro siti internet, che di questo batterio non c’era traccia in Europa, e coinvolgendo le università d’oltreoceano, oggi, da quegli stesi enti, chiamate qui ad intervenire come novelli “salvatori”, in un clima oscurantista di nulla trasparenza scientifica! Tanti interrogativi, dunque, su tutta questa vicenda. 

Per di più l’innocuo batterio potrebbe essere persino endemico ed endofito, come anche ipotizzato da alcuni stimati docenti universitari locali, ovvero presente ovunque e da sempre nel Salento in maniera del tutto asintomatica, ergo, da qui, la possibilità di distruggere senza freni, con l'estremizzazione della quarantena, l’intero paesaggio salentino, e di emungere immense risorse statali e comunitarie a “difesa” dell’Italia e dell’Europa, da cosa dunque?! Il tutto condito da un’irresponsabile, per non dire altro, clima terroristico strumentale, mistificatorio e falso scientifico. Senza una diagnosi alcuna, o con una traballante diagnosi, vacillante e scarna, contestata anche pubblicamente da locali ricercatori universitari, si voleva procedere, o meglio, imporre con sanzioni e coercizioni, persino contro chi si sarebbe opposto: la TERAPIA FINALE, che ha richiamato alla mente i terribili filmati, (ridiffusi non a caso in rete dai virtuosi cittadini, in questa folle emergenza speculativa devastatoria!), degli americani che gettavano il diserbante “agente orange” sui bordi dei canali e sulla tropicale lussureggiante foresta vietnamita per defogliarla, disseccando ogni cosa, e avvelenando le genti locali con conseguenti e mostruosi effetti mutageni sulla prole per decenni. Il progenitore dei moderni odiosi diserbanti chimico-industriali da vietare!

Li abbiamo chiamati per osservare, analizzare e curare una sintomatologia particolare e poco nota degli ulivi, al fine di un’estate siccitosa, e di una prolungata estate dal punto di vista termico, fenomeno naturale possibile, che ha portato anche quest’anno, eccezionalmente, ad anticipate fioriture autunnali di tantissimi alberi nel Salento, e questi non solo non studiavano e curavano un bel nulla, ma si dedicavano a promuovere l'eradicazione del presunto paziente e di ogni possibilità di sua rigenerazione, avvelenando e cancellando tutto il vivente! 

Da troppo tempo, ormai, stiamo assistendo a vergognose e continue campagne di terrorismo speculativo sui naturalissimi parassiti delle piante, non ultima quella sui nostri lecci, in cui strani tecnici e politicanti, gridano al disastro, e mica per curare, ma solo per avere fondi pubblici per estirpare le piante, o potarle a morte, e per spandere tonnellate di prodotti chimici nocivi di ogni genere! Piante che diventano lucrosa biomassa. Interventi chimici che non hanno nessun effetto curativo, ma incrementano i danni a piante ed ambiente, mentre dove non giunge la mano sporca e velenifera dell’agro-chimica-speculativa i boschi di leccio son in perfetta ripresa! Così per il volgare mercato delle biomasse vengono fatti fuori con mille falsità pseudo-tecniche, falso-scientifiche e falso-forestali i nostri bellissimi e preziosissimi pini mediterranei ovunque, e non solo i pini! Un’ecatombe speculativa, immorale e intollerabile da fermare con massima urgenza, procedendo alle ripiantumazioni delle medesime specie! Ed oggi la stessa malsana macchina guarda famelica agli ulivi! Le parassitosi sono fenomeni naturalissimi e transitori, e al più effetti di squilibri in cui intervenire ricostruendo gli ecosistemi, ripiantando di più, anche proprio le piante colpite, e favorendo così anche il ritorno dei predatori naturali, quanto più autoctoni possibile, dei parassiti, per ripristinare equilibri alterati a volte dallo stesso uomo; ricreando gli habitat degli insetti insettivori, le macchie ripariali e dei “sipali”, le stesse che oggi si vorrebbero cancellare nel Salento, in preda alla follia più cupa; non, dunque, cancellando parassiti, piante parassitate o semi-parassitati, e gli eventuali insetti vettori, cancellando ogni insetto ed il loro ecosistema, come nel parossismo intollerabile raggiuntosi con il “mal affaire Xylella” ora in Puglia! 

Dobbiamo, invece, aumentare non diminuire la biodiversità! Attenti agronomi, ancora chiamabili così con onore, han ad esempio osservato come a Barcellona tante palme son sane, e sopra vi nidificano i pappagallini mediterranei ed europei della specie Parrocchetto dal collare (Psittacula krameri), questi stessi parrocchetti son stati visti predare in volo dei Punteruoli rossi (il parassita delle palme) anche nel Salento! Ma c’è persino chi, nel Salento, vede i pappagallini giunti in migrazione (come da sempre) e, anziché gioire per questa nota colorata di biodiversità comunque mediterranea da favorire, grida all’animale alloctono, sbagliando, e ne chiede lo sterminio, poveri ciechi la cui ignoranza è promotrice di intollerabili ecocidi, e poi chiede la nociva fito-chimica industriale per salvare le palme alloctone … che non ha salvato un bel nulla! Contraddizioni che nascono da una non conoscenza della Natura e dei suoi equilibri. Così si deve piantare più palme mediterranee in reazione, non smettere di piantare palme, come la Palma da dattero (Phoenix dactylifera) e la italica Palma nana (Chamaerops humilis). 

In Puglia ora, sul “mal affaire Xylella” pendono pesanti gli spettri della speculazione del mercato della biomasse, delle multinazionali della agro-chimica industriale, persino, degli OGM per produzione di biocarburanti, come quelli di mille speculazioni consuma suolo. Tutto quanto scoperto e diffuso in rete dai cittadini in pochi giorni, è impressionate. I legami di accordi e convegni di diversi enti ed associazioni di categorie, scese in scena in questi giorni, con le ditte delle industrie che speculano sulle biomasse; il finanziamento delle ricerche di università d’oltre oceano, oggi coinvolte nella questione Xylella in Puglia, da parte di multinazionali della agrochimica e degli OGM, il progetto Alellyx (che è impressionantemente l'anagramma del nome Xylella, con cui in paesi poveri i colossi mondiali delle multinazionali degli OGM e dei brevetti sulle sementi, son entrare ad egemonizzare le economie dei paesi del sud America, utilizzando la Xylella, come cavallo di Troia, per imporre varietà brevettate, presentate come ad essa resistenti, al posto della tradizione agricola delle locali genti per la produzione in prevalenza di bioetanolo); ecc. Nei dossier e comunicati dei giorni scorsi abbiamo riportato solo alcune delle tantissime contraddizioni della vicenda, per cui rimandiamo a quelle pagine già diffuse ed inoltratevi. 

Qui si osservi solo come l’altro giorno, nelle aree definite più colpite, dove i giornalisti hanno ben visto e segnalato i resuscitati olivi, (imbarazzanti per diversi di quei tecnici!), tecnici, gli esperti americani, e tantissimi giornalisti e curiosi, scorrazzavano sui presunti terreni contaminati senza alcuna protezione di profilassi, in una spettacolarizzazione oscena e ridicola, in cui si andava a caccia di insetti con i retini! Se vi fosse stata una epidemia, agire in tal modo voleva dire permettere ai giornalisti convenuti da tutta la Puglia e non solo, di infettare l’intera regione, una volta spostatisi da lì con le loro medesime suole delle loro scarpe che avevano calpestato i tanto “contaminati” terreni dal “terribile” batterio! Un’epidemia ad intermittenza, insomma, e con tante possibili deroghe alla bisogna! 

Ora dovremmo ribattezzarlo il “batterio della risurrezione”!? Di fronte agli olivi che risorgono più onorevole sarebbe un “scusate ci siamo sbagliati!”, invece crediamo sia anche possibile assistere ancora a disonorevoli arrampicate falso-scientifiche ed illogiche sugli specchi! Questa segnalazione poi degli olivi che risorgono doveva venire data con giubilo da quegli stessi tecnici, ma invece … nulla, e come sempre devono essere giornalisti attenti e cittadini a colmare queste preoccupantissime mancanze! Più d’uno, oggi, dovrebbe pensare a dare le dimissioni, di fronte a questa scandalosa vicenda, e ci auguriamo che i futuri urgenti quadri tecnici e politici sian fatti di persone responsabili, preparate e di alta onestà intellettuale e scientifica, nonché persone attente davvero alla cura dell’ambiente, e senza ombra di rapporto con le industrie della agro-chimica, delle biomasse per le agro-energie, e lobby di altri interessi consuma-suolo. Sia questa l’occasione per fare rinascere nel segno della salubrità il paesaggio pugliese, all’insegna delle pratiche virtuose e dei principi che abbiamo raccolto nel “Manifesto per l'urgente riconoscimento del vasto ecosistema dell'uliveto quale Agro-Foresta degli ulivi di Puglia!”

Vanno strappate a tutti gli “agronemici” le decisioni per il nostro futuro! Ringraziamo i tantissimi cittadini che hanno permesso, con le loro innumerevoli professionalità di smascherare il “mal affaire Xylella”. La nota più positiva, di tutta questa volgare mostruosa vicenda, è stata il loro impegno, come il loro cuore, la loro indefessa virtù, il loro Amore per il Salento! 

Ora nel segno degli ulivi che riverdeggiano dobbiamo difendere tutti insieme la nostra salute, il nostro paesaggio, la nostra storia e la nostra biodiversità, nonché la nostra salubre tradizionale economia costruttrice di paesaggio pittoresco, attraverso il coinvolgimento di tutti gli enti ancora sani della nostra Regione, Nazione e Comunità Europea, e chiedendo tutela in tutte le sedi preposte per fermare la follia speculativa della “quarantena” pro deserto piro-chimico artificiale del Salento. E dovevano essere i medesimi tecnici e amministratori a spiegare anche all’Europa che non era il caso che si applicasse la quarantena, date le caratteristiche del batterio salentino e gli studi lacunosissimi ancora in corso, invece hanno fatto l’esatto contrario! Assurdo! 

La Regione Puglia deve d’urgenza fermare i 2 milioni di euro stanziati ai consorzi di bonifica, nel quadro della quarantena, per il biocidio della flora dei canali, che son i rivi, i fiumi di Puglia, dove vi è il rischio non solo del taglio meccanico dei canneti, che rinascono, ma anche dell’uso della chimica ad avvelenamento immorale di suoli, aria, ed acqua, intollerabile, e il serio rischio di taglio eradicativo degli alberi ripariali, protetti, che con le loro radici trattengono gli argini terrosi degli stessi rivi. 

Ma in questa corsa forsennata tutto il vietato diventa possibile, in un carnevale della politica amministrativa senza alcuna logica, e suicida per il Salento ed i salentini! Quei soldi siano ridestinati ad opere di rimboschimenti con piante autoctone naturali NO OGM , magari da fare eseguire ad enti pubblici (eventualmente anche gli stessi) e privati! Come agli orti botanici universitari, e alla Forestale! Più alberi sui canali, non l’eradicazione degli esistenti che finirebbero come biomassa chissà dove, spacciati anche come lucroso rifiuto che non sono! 

La Comunità Europea deve indagare su tutto quanto stava avvenendo, a danno di ogni cittadino europeo qui in Puglia, nel “mal affaire Xylella”, e avviare inchieste urgenti perché simili manovre oscene non si ripetano mai più, né qui, né altrove! 

Il vero problema principale e precedente da risolvere è l’uso della chimica nell’olivicoltura che va risolto imponendo la conduzione dell’oliveto all’insegna delle filosofie del biologico e delle buone pratiche agricole. Ed oggi, invece, si voleva persino aggiungere chimica a chimica (quando una delle potenziali cause che può rendere un agente da endofito e innocuo a patogeno è proprio lo stress chimico!).

Il danno di immagine all’economia salentina creato da questi irresponsabili nel “mal affaire Xylella” è immenso ed inquantificabile, ma è l’ultimo dei problemi oggi, e siamo certi sarà risolto in breve tempo, ora che la stessa Natura, come sempre, dopo le copiose piogge autunnali, ha smascherato il piano di ecatombe biocida che, taluni, stavano portando avanti, progettando di fare di 10.000 ettari di Salento, e forse oltre, letteralmente “tabula rasa”! Arrivando persino a dire: “anche senza sintomi, piante da abbattere!”. Bestemmie, insomma, contro il sacro olivo ed il Salento terra di Atena dei messapi, dea dell’olivo! Un progetto inqualificabile dove ognuno ha il diritto di aggiungervi tutti gli aggettivi che ritiene più opportuno!

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Lecce, c.a.p. 73100 , Via Vico dei Fieschi – Corte Ventura, n. 2
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