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mercoledì 4 gennaio 2012

Cosa fare dei cani...in India.

Dal corrispondente di Viverealtrimenti, Oscar Salvador

L’India e il Nepal sono paesi notoriamente sovrappopolati da esseri umani, ma anche letteralmente invasi da miriadi di cani randagi che vivono pressoché ovunque.
Questo è dovuto sia al fatto che entrambi i paesi hanno problemi ben più grandi da risolvere, ma anche perché in realtà il fenomeno non viene visto come un vero e proprio problema.
Tra i principi più importanti della religione indù (praticata da circa l’80% degli indiani e l’82% dei nepalesi), vi sono infatti un’apprezzata nonviolenza verso tutte le creature viventi, unita a una notevole capacità di accettazione di quello che la vita offre, grazie ai quali gli animali, e i numerosissimi cani in particolar modo, possono vivere più o meno indisturbati.
Dottrinalmente, secondo gli Shivaiti, il Dio Shiva si presenta ai suoi devoti almeno una volta nella vita, ma non si sa sotto che forma, quindi, nel dubbio, ciò comporta l’essere sempre buoni e gentili verso ogni essere vivente; mentre, secondo i Vishnuiti, Vishnu stesso risiede all’interno di ogni creatura, per cui risulta essere molto importante, e quasi scontato, l’amore verso ciascuna di esse.
È quindi pratica piuttosto comune quella di offrire gli avanzi dei pasti agli animali, oppure perfino i resti delle offerte dei templi, e questo aiuta indubbiamente il proliferare di cani, mucche, capre, scimmie, gatti, topi, senza parlare di uccelli e insetti.
Gli animali sono quindi anche molto ben rappresentati nella cosmogonia indù, seppur il cane in sè, rispetto ad altre bestie più fortunate, non ha particolari significati religiosi, ma viene tollerato per il puro fatto di essere una creatura di Dio.
La mucca, ad esempio, è nota esssere l’animale sacro per eccellenza, grazie alle sue numerose qualità che ne fanno, secondo l’induismo, l’epitome della madre perfetta; le scimmie invece, nonostante creino forse più problemi dei cani, sono rappresentate dall’amatissima divinità dalle sembianze scimmiesche Hanuman; oppure l’elefante, la cui testa adorna il corpo di Ganesha, il figlio di Shiva.
Il cane invece, può vantare di essere talvolta l’accompagnatore di alcune divinità “minori”, almeno dal punto di vista della diffusione, come ad esempio Dattatreya, considerato il Maestro di Shiva, il quale pare sia sempre accompagnato da un cane, oppure Kal Bhairo, una rappresentazione terrifica di Shiva, il quale usa un cane come propria cavalcatura.
Detto questo, non si può negare come la massiccia presenza di animali, almeno nelle città, crei numerose situazioni di conflitto con l’essere umano, il quale seppur tollerante, è anche vittima dei vari disagi che questo comporta.
Primo di tutto i circa 30.000 morti annuali per rabbia, che seppur diffusa anche da scimmie e pipistrelli, vede nei cani i maggiori responsabili.
Senza arrivare a questi casi estremi, bisogna tenere presente che gli adorabili cani, che di giorno vivono tranquillamente acciambellati ad ogni angolo aspettando che cada un po’ di cibo da qualche parte, di notte si trasformano in più o meno feroci creature ben poco amabili ma alquanto temibili.
È proprio durante la calma notturna infatti che possono dominare le strade e affermare la loro territorialità, sia nei confronti degli altri cani, ma anche degli esseri umani, tanto che molte zone residenziali arrivano ad essere decisamente pericolose per chi non vi abita stabilmente.
Talvolta la gravità della situazione può essere tale che gli attacchi si riversano anche contro gli abitanti del posto, per cui diventa difficile tollerare il problema; ma forse ancora più difficile risolverlo...
Caso emblematico è accaduto circa 10-15 anni fa, nella piccola e graziosa isola di Diu, appena al largo delle coste del Gujarat.
Essendo un’isola, i cani hanno sviluppato una fortissima territorialità, accompagnata anche da una scarsa differenziazione genetica, che li ha portati ad essere piuttosto deboli sia da un punto di vista fisico che mentale.
I casi di attacchi, soprattutto verso donne e bambini, arrivarono quindi ad allarmare la popolazione e fu deciso di porre fine al problema sterminando la comunque non numerosissima colonia di cani.
Questa soluzione venne favorita sia dalla limitazione del territorio, che essendo un’isola è ben definito, ma anche dal fatto che Diu è un ex-territorio portoghese, con un forte retaggio cristiano, nonché un buon numero di mussulmani, religioni tradizionalmente meno tolleranti nei confronti degli animali.
Il sistema adottato però, fu talmente brutale e barbaro che perfino cristiani e mussulmani protestarono: furono infatti incaricate 3-4 persone, munite di fucile, di setacciare l’isola e semplicemente abbattere più cani possibili.
La tradizione locale vuole che l’operazione fu abbandonata dopo pochi giorni, e addirittura coloro i quali stavano eseguendo il lavoro, sono tutti morti, per varie cause, nei mesi successivi, come puniti da Dio per i loro atroci peccati.
Così la situazione è cambiata di poco, e successivamente fu usata una tecnica già diffusa per il problema dei maiali, anche loro numerosissimi in certe zone dell’India, che a Diu ogni tanto vengono caricati su grandi camion e portati nella giungla dove vivono affamati predatori, quali leopardi, tigri, e particolare del Gujarat, anche i leoni.
Di certo pure questo non è un sistema perfetto, ma almeno migliore che fare delle carneficine come è successo in altri paesi del mondo, quali la Cina e la Romania, dove gli ironicamente cinici comunisti (cinico deriva dal greco kunos, cane), non si sono fatti problemi a sterminarli nelle maniere più atroci.
Parlare di un serio programma di sterilizzazione sarebbe invece deleterio, data la semi-impossibilità pratica, e i problemi ben più grandi da risolvere per gli esseri umani.
Ecco allora che, forse, la tolleranza è la soluzione migliore, sperando che la situazione chiaramente non degeneri.

Riportando ora una notizia curiosa, per quanto inquietante, cito il seguente articolo dal giornale on line dell'UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalisti):

India: bambine sposate con cani

Nella regione indiana di Jharkhand, c’è la tradizione di far sposare le ragazzine con dei cani randagi, come rito contro gli spiriti maligni e le fatture. Le ragazzine “sposate” però possono contrarre matrimonio anche con esseri umani una volta cresciute, senza dover divorziare. In particolare, la Reuters ha diffuso un breve video girato nel villaggio di Munda Dhanda.

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