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sabato 25 giugno 2011

Lino Balza: "Appello ai comitati per la salute pubblica"



Pensare globalmente e agire localmente: abbiamo sempre detto, però più che mai è tempo che la dimensione locale diventi quella italiana. Come indirizza l’esito dei referendum. Se invece continuiamo a ragionare per compartimenti stagni, ognuno curando il proprio “bene comune”, non faremo molta strada, né globalmente né localmente. Esempio attualissimo: “bene comune” è il territorio, è il territorio della Val di Susa minacciata dal TAV, è qui la resistenza di riferimento a tutte le resistenze italiane. Se perdiamo questo “bene comune” sulla trincea più forte, saremo perdenti ovunque.

Saremo perdenti se non difendiamo, conquistiamo tutti i “beni comuni”, uno per volta ma tutti. “Beni comuni” sono l’acqua, i servizi pubblici, l’aria, le energie, zero rifiuti, ma anche la salute, la sanità pubblica, i saperi, l’istruzione, ma anche il territorio, le fonti non rinnovabili, la vita del pianeta, gli ecosistemi, la biodiversità, ma anche il lavoro, la casa, il cibo, la sociodiversità, le relazioni sociali. Gli strumenti di conquista sono, dal basso, la partecipazione e la democrazia. Complessivamente, la difesa e la conquista , la riappropriazione e la messa in comune di questi “beni comuni” significano la conquista e la costruzione di un modello alternativo di politica e di sviluppo, alternativo all’espropriazione-privatizzazione capitalistica dei beni e dei luoghi comuni materiali e immateriali che si avvale della stessa provocata crisi economica e sociale per accrescere precarietà, povertà e profitti.

Se tale è il progetto che ereditiamo dai referendum, non dobbiamo perdere tempo in compartimenti stagni, a lavorare separatamente chi per l’acqua, chi per le fonti rinnovabili, chi per i rifiuti ecc. Organizziamo la partecipazione, la democrazia. Dopo lo straordinario avvenimento politico del referendum, i movimenti non devono fondersi ma conservare la propria specificità. Però, allo stesso tempo, hanno tre esigenze ineludibili: mantenere alta l’iniziativa, costruire un progetto politico ambizioso, essere presenti dove si lotta. Non sediamoci sugli allori ma restiamo al centro della scena, perché tutto è ancora da conquistare . Proprio perchè ha trionfato un nuovo modo di fare politica, ed è nato un nuovo laboratorio politico, la partecipazione e i beni comuni sono le nuove categorie per la nascita di nuove soggettività di politiche fuori e oltre il sistema dei partiti. Perciò dobbiamo impegnarci per un “manifesto dei beni comuni”. Gli “Stati generali del governo dei beni comuni” dovrebbero essere il primo e rapido atto costituente del popolo dei beni comuni.

Dove convocare gli Stati generali? In Valsusa. Perché? Perché è stato sui territori dove abbiamo costruito la vittoria dei referendum. La Val di Susa è “il territorio” per eccellenza. Da Chiomonte ci hanno lanciato un drammatico appello di aiuto. Dobbiamo uscire da Roma.

Il presidio No Tav della Maddalena rischia di essere spazzato via da una nuova prova di forza tipo Venaus. Le prossime sono settimane decisive. L’esigenza primaria in questo momento è dunque la partecipazione dei movimenti in questo territorio strategico. La FIOM si è già mossa. Se perdiamo qui, sarebbe veramente il fallimento definitivo del “Patto di mutuo soccorso”, se perdiamo qui, diamo un segnale di frammentazione nazionale dei movimenti.
Allora eleggiamo simbolicamente la Val di Susa quale sede nazionale degli Stati generali. Convochiamoli lì.

Il solo annuncio, della Maddalena in Chiomonte quale presidio nazionale della democrazia, del rispetto della volontà delle popolazioni locali e del voto referendario, per un modello di politica e di sviluppo alternativi, il solo annuncio di fare della “Libera Repubblica della Maddalena” la capitale morale d’Italia, oggi, avrebbe un impatto mediatico enorme, avrebbe un effetto dissuasorio formidabile sui falchi politici di destra e di sinistra più di tutte le barricate che si stanno erigendo.

Lino Balza
Medicina democratica- Movimento della lotta per la salute

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