Presentazione



In movimento per ecologie, vivere insieme, economia sostenibile, bioregionalismo, esperienza del se' (personal development).

sabato 30 settembre 2017

Lettera aperta al presidente della CEI, da parte di ''Noi siamo Chiesa'' - Per la pace nel mondo


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A Sua Em. Card. Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI
e  pc  Ecc. Vescovi membri del Consiglio Episcopale Permanente - Roma

Caro fratello Presidente dei Vescovi italiani,
siamo come costretti a rivolgerci a Lei, e a tutti i suoi confratelli Vescovi, per parlare di una questione che interpella nel profondo la nostra coscienza cristiana.
I fatti, in sintesi, sono questi. Sull’umanità tutta, dopo Hiroshima e Nagasaki, incombe il rischio della catastrofe nucleare. Esso non si sta riducendo ma il perdurare di questa situazione gravissima ha creato, progressivamente nel corso dei decenni, assuefazione, passività, e, quasi, dimenticanza. Sembra la meno importante delle questioni presenti all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni.
Tuttavia, pur non divenendo movimenti di massa, combattive iniziative di contrasto sono continuate in tutto il mondo negli anni, soprattutto da parte di organizzazioni pacifiste e della società civile. Ad esse si sono uniti molti Stati, quelli senza armi nucleari, per pretendere quello che il buonsenso e la ragionevolezza chiedono, cioè la cancellazione dalla storia dell’umanità di questo incubo oscuro e troppo esorcizzato. Ma l’attuale direzione di marcia è invece un’altra. La progressiva riduzione e successiva eliminazione delle armi nucleari, pur prevista dall’art.6 del Trattato di non Proliferazione del 1968, non è quasi mai iniziata. Al contrario, dopo una ben modesta riduzione negli anni ’90, assistiamo ora a una modernizzazione di queste armi che aumenta la loro potenza nel contesto di un aggravamento continuo delle tensioni di ogni tipo nelle relazioni internazionali.
Ma ora c’è un fatto nuovo, diretta conseguenza della tenacia di chi vuole opporsi alla minaccia della possibile catastrofe. Dopo che il Parlamento europeo aveva votato a grande maggioranza un forte auspicio per l’apertura di trattative, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 23 dicembre del 2016 ha convocato una Conferenza internazionale che si è conclusa il 7 luglio 2017 con l’adozione di un “Trattato sul divieto delle armi nucleari”, giuridicamente vincolante, che entrerà in vigore dopo la ratifica di almeno 50 Stati. Esso prevede anche “trattative su misure efficaci per la cessazione della corsa agli armamenti nucleari e per il disarmo nucleare”. Si dice inoltre che è proibita la “minaccia d’uso” delle armi atomiche, raccogliendo così molte delle istanze della società civile internazionale. Viene in tal modo bocciata la logica della deterrenza, cioè l’equilibrio del terrore – che non impedisce per niente la guerra nucleare per errore, incidente, sabotaggio o per decisione criminale di chi può disporre delle armi. Gli Stati che hanno votato l’adozione del Trattato sono 122; gli Stati nucleari non hanno partecipato alla Conferenza, così come i loro alleati, tra cui il nostro. L’Italia dopo aver condiviso in dicembre all’ONU la proposta della Conferenza, ha poi fatto marcia indietro in modo oscuro, ritirando il proprio voto, senza dare spiegazioni di qualche minima credibilità.
La logica e il potere delle strutture militari fanno ogni resistenza a questo Trattato. Sul fronte opposto si è levata l’alta voce di papa Francesco che ha scritto una lunga e impegnativa lettera alla Presidente della Conferenza Elayne Whyte Gòmez dicendo, tra l’altro: “Questa Conferenza intende negoziare un Trattato ispirato da argomenti etici e morali. Si tratta di un esercizio di speranza e mi auguro che possa rappresentare anche un passo decisivo nel cammino verso un mondo senza armi nucleari. Sebbene questo sia un obiettivo di lungo periodo estremamente complesso, non è al di fuori della nostra portata”. Il Vaticano ha immediatamente firmato il Trattato il 20 settembre, giorno di inizio della raccolta delle adesioni. E il 26, giornata mondiale dell’ONU per il disarmo nucleare, papa Francesco ha diffuso il seguente tweet: “Impegniamoci per un mondo senza armi nucleari, applicando il Trattato di non proliferazione per abolire questi strumenti di morte.”
Nel nostro paese, mentre ogni organizzazione pacifista è impegnata, i mass-media hanno censurato l’informazione (salvo rare eccezioni, tra queste l’Avvenire) e il Parlamento ne ha discusso, con inaccettabile ritardo, alla fine di luglio in sbrigative sedute di basso livello, senza che il governo motivasse veramente la sua posizione. Di fatto la presenza di armi nucleari sul nostro paese (ad Aviano e a Ghedi) e la logica degli schieramenti militari internazionali paralizzano ogni riflessione fondata sull’interesse vero del nostro paese e dell’intera comunità internazionale.
A partire dalla nostra fede, noi ci sentiamo coinvolti in una questione che attiene al senso stesso della nostra civiltà. Che fare? Abbiamo pensato che le nostre parrocchie, le nostre associazioni, i nostro movimenti debbano diventare più consapevoli e poi mobilitarsi perché il nostro paese non sia più assente. Si tratta di una mobilitazione che può essere condivisa da tutti nel nostro mondo cattolico, può contribuire molto a creare una nuova generale consapevolezza dell’opinione pubblica, coinvolgendo credenti e non credenti e superando gli schieramenti politici. L’obiettivo concreto e immediato è quello di ottenere che la nostra Repubblica, quella dell’art.11 della Costituzione, partecipi a questo tentativo sulla strada della pace, anzitutto aderendo al Trattato e diventando anche, in tal modo, punto di riferimento per altri paesi in una condizione analoga alla nostra di oggi.
Caro Mons. Bassetti, da Lei e dai vescovi speriamo e attendiamo un contributo decisivo per un vero movimento d’opinione nel senso che abbiamo proposto. Lo chiede la nostra coscienza che si ispira all’Evangelo.
Un fraterno abbraccio nella pace del Signore

Milano, 26 settembre 2017, giornata mondiale dell’ONU per il disarmo nucleare

Noi Siamo Chiesa

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Primi firmatari

Francesco Cesarini-Milano
Luigi Pasinetti-Milano
Vittorio Possenti-Milano
Vittorio Bellavite-Milano
Enrico Peyretti-Torino
Luigi Frey –Milano
Giuseppe Goisis-Venezia
Bruno Musso-Torino
Claudio Ciancio-Torino
Antonio Brenna-Milano
Paola Zerbini-Milano
Piero Giorgi-Gargnano 
Sandro Bellavite- Milano
Rita Rosati-Bruxelles
Silvia e Gianluigi Prestini-Lesmo (Monza)
Tommaso Eccher-Milano
Vivina Rossi-Milano
Carmelo Vigna-Milano
Dora Marucco-Torino
don Carlo Prezzolini-Siena
Vincenzo Meale-Roma
Fabrizio Truini-Roma
Adriana Beltrame -Lecco
Andrea Cesarini-Milano 
Luigi De Carlini – Lecco
La raccolta delle adesioni è appena iniziata

Per adesioni, informazioni e contatti :

Luigi De Carlini
tel. 0399669925 cell. 3701208959, Nava, 23886 Colle Brianza (Lecco)

Andrea Cesarini

venerdì 29 settembre 2017

Firenze - Tenuto un convengo pacifista affinché l’Italia firmi il trattato antinucleare


Convegno a Firenze perché l’Italia firmi il trattato antinucleare
(Foto di Pressenza)

In occasione della giornata internazionale per l’abolizione delle armi nucleari la VII commissione del Comune di Firenze ha organizzato, nella splendida cornice del Palagio di Parte Guelfa,  un convegno dal titolo “Il nuovo trattato di proibizione delle armi nucleari approvato dall’ONU; una nuova possibilità per eliminare le armi nucleari”. Una ulteriore occasione di parlare di un tema poco trattato ma della massima importanza nel momento attuale, sia dal punto di vista politico che culturale, come hanno sottolineato tutti gli intervenuti.
Nell’introdurre i lavori Serena Perini,  Presidente della Commissione (dedita alla pace, ai diritti umani, alle pari opportunità e all’immigrazione) ha ricordato la vocazione pacifista di Firenze, risalente al Sindaco La Pira, e la recente approvazione all’unanimità di una mozione del Consiglio Comunale che invita il governo a collaborare attivamente al processo di disarmo culminato con l’approvazione del Trattato di Interdizione delle Armi Nucleari a New York il 7 Luglio.
Hanno preso poi la parola i relatori, di fronte a un pubblico attento e partecipe: la Prof. Enza Pellecchia, dell’Università di Pisa, ha ricordato le toccanti parole dei superstiti di Hiroshima, volendo con questo sottolineare che la concreta possibilità esiste e che consiste in un’azione deliberata dei governi o dei terroristi o anche in un errore o incidente; continuare col le armi nucleari significa chiudere il futuro perfino alle future generazioni, levandogli il diritto a vivere; Angelo Baracca, Professore di Fisica e militante antinucleare della prima ora, ha ricostruito la storia poco conosciuta del conflitto tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord, continuando con la necessità del comprendere l’inutilità e l’assurdità del concetto di deterrenza; solo un’azione incisiva e unitaria delle forze antinucleari e della società civile può riportare alla ragione una politica sempre più irragionevole e pericolosa; Joachim Lau, Presidente di IALANA Italia (Associazione Internazionale Avvocati contro le Armi Nucleari) ha sottolineato la portata storica del Trattato firmato a New York rivendicandone il merito agli stati che l’hanno promosso ma soprattutto alla società civile internazionale; da uomo di legge ha sottolineato il fatto poco noto che esistono tutte le leggi internazionali e nazionali per Pprocessare Trump per il suo discorso di istigazione al genocidio, fatto recentemente all’ONU.
Primo interventi dal pubblico quello di Giuseppe Padovano, del Comitato No Guerra No NATO,  che ha ricordato la gravità delle recenti dichiarazioni della NATO in occasione della prima tornata di firme del trattato lo scorso 20 settembre a New York, dichiarazioni che chiedevano la non collaborazione degli stati membri in un tono decisamente minaccioso e ricattatorio.
(Pressenza - Inviato da Lista Disarmo Peacelink)

giovedì 28 settembre 2017

Bologna - Festival francescano con panini alla mortadella e tagliatelle al ragù


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23/24 settembre 2017. Week end di inizio autunno in Piazza Maggiore a Bologna... in quella piazza affascinante della canzone di Lucio Dalla (Piazza Grande). Venite a visitarla se non la conoscete già bene, magari alla sera con le sue luci fioche che lasciano spazio alla fantasia e ai segreti della cattedrale e dei palazzi... 

C'era una grande festa in Piazza Maggiore in questo week end di inizio autunno. Un festival pieno di gente, con i tendoni, gli stand, le musiche, le conferenze, i libri... e con l'angolo del ristoro che offriva a piene mani panini ripieni di affettati e piatti di pasta con il tradizionale ragù alla bolognese.

Beh, tutto normale il punto ristoro, no? Dappertutto in occasione di feste, eventi, manifestazioni varie si predispongono panini tipo Mac Donald e piatti tradizionali... qui a Bologna primeggiano le tagliatelle al ragù di carne... cosa c'è di più gradito al pubblico?
Perché allora soffermarmi sull'offerta gastronomica di questo festival, perfettamente in linea con quello che piace e si aspetta il pubblico?

Un motivo c'è che mi spinge a fare queste riflessioni “fuori dal coro” e lo capirete al volo ora che vi svelo a chi era dedicato questo festival di fine estate in Piazza Maggiore: a San Francesco. Proprio lui. L'evento si chiamava “Festival Francescano”. Una bellissima idea. Portare in piazza questa figura così amata, con l'obiettivo scritto su uno striscione a grandi lettere: “far conoscere e attualizzare i valori di Francesco d'Assisi”.

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Pensavo, girando fra gli stand di libri, gli spazi per le conferenze e i dibattiti, i video, le musiche... tante cose interessanti per farci riflettere e per far calare nella nostra quotidianità gli esempi della vita di Francesco d'Assisi... pensavo, ma..., non era lui che amava la natura in modo semplice e con tutto se stesso? La natura, il Creato... tutti gli esseri viventi, anche gli animali... è proprio lui che viene raffigurato insieme a un lupo, per dire, forse, che la pace tra gli uomini dovrà passare attraverso la pace con la natura. Il rispetto per il Creato, l'amore per tutti i suoi esseri viventi.
Ora ho svelato il segreto che mi ha spinto a scrivere questi pensieri, e voi lo avrete capito: ero lì davanti allo stand gastronomico con la cuoca che mi voleva convincere della bontà della sua mortadella, nonché del ragù di manzo misto al maiale.
Ma, la carne del maiale o del bovino da dove viene? Non se lo chiede nessuno fra quanti girano fra gli stand del festival ascoltando dibattiti sulla pace, sull'inquinamento, sui consumi e il riscaldamento del pianeta?
Allora, a costo di mettermi in una posizione sgradevole, vi dico la cosa che in fondo tutti sanno ma non vogliono né parlarne, né pensarci e tanto meno porsi problemi di coscienza: la carne che state gustando in questo festival dedicato a Francesco d'Assisi proviene da allevamenti industriali, dove le condizioni della vita degli animali sono spaventose... descrivere queste condizioni equivale a un film dell'orrore.
Accostate per un attimo la figura di Francesco d'Assisi con il suo Cantico delle Creature a questi macelli industriali, immaginatelo che osservasse gli animali ingabbiati, ingrassati artificialmente, riempiti di ormoni... ridotti allo stato di macchine... Cosa ci direbbe oggi? Ve lo lascio immaginare. Secondo me, il nostro Francesco non ci avrebbe fatto sentire in colpa per il fatto che gustavamo con piacere gli affettati e i condimenti di carne, ma col suo fare semplice e disarmante ci avrebbe parlato al cuore, fatto emergere la nostra sensibilità, insegnato a diventare consapevoli, a rispettare tutte le forme di vita... Facendo anche un piccolo miracolo, che nel prossimo “festival francescano” gli organizzatori avrebbero realizzato un punto ristoro tutto vegetariano-vegano.

Lorenzo Saredo

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(Fonte: 
Uqbar Love)

martedì 26 settembre 2017

Sant’Antonio da Padova e dintorni… - "Spaccato di memorie sull’assurdità delle origini…."


"Spaccato di memorie sull’assurdità delle origini…."

Siccome non so che dire, oltre a raccontare qualche avventuretta  o parlare di qualche amico incontrato per strada, per ampliare il discorso vi racconterò del santo. Il santo ovviamente è Antonio da Padova, mio protettore di famiglia e grande esempio di “uomo di Dio con le palle”. Sì, Antonio protegge la mia famiglia da tempo immemorabile, quella parte di famiglia materna che è originaria dalla bassa padana, da Bagnoli di Sopra.  Il mio secondo nome è Roberto, come mio nonno materno Roberto Tirabosco,   e sia lui che mia nonna Santina  e mia madre Giustina  sono stati devoti del santo.  Durante le mie visite infantili a questo ramo della mia ascendenza padovana, venni spesso condotto nella basilica a pregare ed osservare…. Così sono rimasto affezionato a Sant’Antonio e ben feci poiché proprio per merito suo (nel rispetto umano di non volermi sentire a lui inferiore) ho smesso completamente di bere e di fumare senza sforzo alcuno (se non il vedermi tentato diabolicamente dal vizio e sorriderne…).

E proprio per onorare il santo ho scritto alcuni pensierini, a lui rivolti  ma per interposta persona, indirizzandoli ad una cara amica, Antonella, sua omonima femminile.

“Hai visto Antonella come ci siamo virtualizzati? La nostra è una continua ricerca nel pensiero. Oggi ho capito che nella nostra esistenza “rincorriamo” -cercando di afferrarlo- il presente. C’è una continua corsa, ma è solo apparente, dovuta all’attenzione che poniamo nel particolare, questa attenzione ci da l’illusione di divenire consci del nostro presente, di tutto ciò che ci circonda, essendo in grado di descriverlo ed inserirlo in “memoria”. Il conosciuto così insegue di pari passo lo sconosciuto e l’inconoscibile…. che rimane un concetto astratto, un’ipotesi od una interruzione. Quindi è solo questo “rincorrere” che consente alla nostra attenzione di fermarsi e conoscere. Questo meccanismo della conoscenza empirica si muove su un doppio binario: il presumere, che corrisponde alla proiezione del pensiero, e la conoscenza, che corrisponde alla memoria. Ed è proprio questo processo psicologico funzionale della mente che ci concede di affermare di esser vivi (in un corpo-forma e consapevoli dell’immanente). Altrimenti l’esperienza sarebbe un continuum ininterrotto senza incidenti di percorso né aspettative di raggiungimento, queste sensazioni sono possibili perché c’è appunto l’identificazione con una specifica coscienza individuale, che “osserva”. Tu, che sei la mia stessa mente, ti prego guarda per me, guarda attentamente quanto io non oso osservare e descrivilo...”.

Paolo D’Arpini

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sabato 23 settembre 2017

La solitudine del social web... dove il "mi piace" non da la felicità...


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Qualche giorno fa’ ho letto su un quotidiano on line un articolo dal titolo: fingersi felice con 100 mi piace e tutti questi amici mai visti ne sentiti

un cantautore livornese torna con un nuovo album in studio dal nome 'Anime
storte'.
Per comporre questo disco si è fatto ispirare dalle persone dei giorni nostri,
virtualmente ingolfate di amicizie social ma sempre più sole e alienate.
È proprio il singolo 'Soli', nelle radio da settembre, ad anticipare l'intero
lavoro.

la sera, forse incuriosito da questa storia munito di bombole respiratore e
boccaglio mi sono immerso per la prima volta nel mare virtuale e ho aperto un
profilo su Facebook.

dopo solo alcuni minuti ricevo un sms sul cellulare:

Noooo ferdiiiii
Anche tu nel virtuale mondo?

ho risposto:

si! mi sono stufato a scrivere mail, ormai non le usa più nessuno come gli sms,
inutile ostinarsi nella lentezza quando con lo stesso mezzo si può andare più
veloce e più lontano!

wow

si vorrei aprire anche un blog che vorrei intitolare “terra#terre”

Good!

per essere sicuri  di restare con i piedi per terra

parte di quel che scrivo viene pubblicato spesso da anni sul giornaletto di
saul, un giornale bellissimo che esce tutti i giorni on line, conosciuto a
pochi.

il vero problema e’ che qui a pescara mi annoio tremendamente e spesso alle 9
sono già a letto a dormire

Medita

Hai sempre un attitudine creativa….
se si annoia uno come te….


E poi un po di pausa dal girovagare fa sempre bene per gioire del dolce far
nulla

una pubblicità diceva: chi beve birra campa cent anni,
meditate gente, meditate…!
infatti bevo birra!

tieni presenta che quando viaggio sono senza computer, anche mesi e ho solo il
mio vecchio cellulare nokia del secolo scorso. temo che questo inverno sarà
molto dura per me nella mia “solitudo esistenzialis” e Facebook puo essere una
svolta nelle lunghe serate di freddo, anche perché spesso medito durante il
giorno.

vero quel che dici su Facebook molta confusione, una specie di minestrone, gran
pentolone dove tutti buttano un nuovo ingrediente, per ora ci pubblico solo le
foto!

in verita mi serviva per cercare una donna che non sentivo da 13 anni, dopo
venti minuti su Facebook l'avevo già trovata!

ho spiegato bene quello che volevo dire, cioè in un giorno hanno visto e
conosciuto
i lavori che facciamo più persone che in dieci anni. avrei potuto dire come
troisi:
scusate il ritardo!

ti ritengo persona saggia e illuminata quel che non capisco e ho seguito il tuo
consiglio, perché ti sei ostinata a consigliarmi di tenermi fuori da questi
circuiti di comunicazione, tra l altro usati da tutti, quando gli altri non
funzionano?


Ferdinando Renzetti

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Sassuolo: Festival Filosofia - Lezione magistrale di Salvatore Natoli


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festival filosofia
sulle arti
Modena Carpi Sassuolo
15-16-17 settembre 2017

Lezioni magistrali
Salvatore Natoli
Aretè
La costruzione di sé

Sassuolo - Piazza Garibaldi h 11.30


UNA SOLIDA ARCHITETTURA


      Una solida architettura è ciò che viene alla mente nell’ascoltare il filosofo e il suo limpido ragionare “sullearti” e sulla“Costruzione del sé”.  Argomentare diretto, colloquiale eppure dotto, pittoresca gestualità di due grandi mani che paiono dotate di parola; non fronzoli né retorica ci tengono incollati all’ascolto, solo l’armonico fluire di quel pensiero che - mattone su mattone, colonna dopo colonna - ricostruisce ab antico l’UOMO attraverso i processi che lo determinano, nel suo operare tra finitezza e virtù, desiderio e misura, responsabilità e destino.

        Punto di partenza è il concetto di Virtù, l’Aretè dei Greci: per quelli, attitudine a ottimizzare le proprie abilità, capacità di metterle a frutto, fondamento dell’azione ben riuscita, della perizia, del “merito” che produce onore, stima, gloria e concerne ogni ambito dell’esperienza umana, dell’intelletto così come della capacità fisica. Non a caso la sua radice -ar è base dell’ampio plesso semantico che dal greco ararìsko  (metto insieme, armonizzo) giunge al latino ars (capacità di costruire armonicamente); essa è sì categoria estetica ma anche dinamica poiché si fa produttrice di bellezza, eleganza, funzionalità.

     La virtù - accezione tarda di aretè - è parte essenziale del processo di edificazione dell’io: l’uomo costruisce se stesso attraverso ciò che opera, in una relazione continua con l’ambiente, circolarità illimitata e inevitabile che delinea la nostra identità, il rapporto con gli altri, il senso stesso della nostra esistenza. Nell’esercizio incessante e arduo della edificazione del sé, l’uomo impegna le proprie abilità, si espande, costruisce, impianta: attività che ha in comune con l’animale, ma se questo si ferma alla necessità primaria - la costruzione della tana - nell’uomo  l’arte, o artificio, risponde a un bisogno di auto potenziamento il cui principio dinamico è il desiderio.  E’ in quest’ultimo la ragione del successo ma anche della perdizione.

Il desiderio ci schiavizza, infatti, se perde coscienza della finitezza, se l’impulso iniziale - liberarsi dalla necessità – tramuta la sua dinamica difensiva in offensiva, se rende necessario ciò che prima era lusso, se l’uomo aliena se stesso in ciò che produce e se la misura del suo sviluppo diviene il prodotto. L’esperienza virtuosa della costruzione del sé si trasforma allora in viziosa, nella presunzione d’onnipotenza che ci asservisce alle “protesi” per la mente e per il corpo - la “mente estesa” il “corpo esteso” - che di continuo elaboriamo e senza le quali non viviamo.

      Ci espandiamo davvero, si chiede il filosofo, se la tecnica nella sua impersonalità, lungi dall’essere consolatoria, espropria l’uomo della singolarità della sua finitezza? La grande rivoluzione tecnologica non ha cancellato il malessere (in qualche caso l’ha accresciuto), mentre la moltiplicazione dei mezzi ha cancellato i fini, li ha sostituiti con l’illusorio mito della crescita, incessante e ad ogni costo. Se è oscurantista essere contro la tecnica, è pur necessario interrogarsi di fronte ad essa: seguirla senza subirla è precondizione necessaria per evitare che la nostra società collassi.
    Se ci fosse, ragiona Platone in Eutidemo, una scienza che sapesse renderci immortali, nessuna utilità ne trarremmo se non avessimo il senso dell’esistenza.

       Occorre il pensiero, senza il quale il nostro agire travalica la misura, ci rende schiavi e infelici: la società dell’iper-movimento e dell’eccitazione produce solo diminuzione del godimento, malinconia, catastrofe.

          E’ nella aretè come misura, continenza, temperanza, la chiave: essa  produce le arti belle, che non accrescono l’uomo in potenza ma attivano il pensiero; genera consapevolezza di sé come potenza finita; infonde la coscienza del “giusto mezzo”, lamesòtes aristotelica. Liberandoci dalla schiavitù del desiderio, essa ci offre piuttosto  il governo di esso, la libertà di decidere, il rifiuto di essere eterodiretti.
         Sono schiavi – conclude il filosofo – coloro che dispersi nella moltitudine non si chiedono “chi sono io”, e non sono capaci di dare una destinazione alla vita.

         La grande bellezza di questa “architettura” che ha delineato - con la semplicità dei sapienti - i muri portanti e gli architravi del nostro vivere odierno, ci ha sollevati per un’ora dal grigiore di una piazza ingabbiata da robuste pericolose transenne, percorsa da inutilmente spettacolari e orride divise.
    
        Molto gioverebbe la lezione di Natoli su aretè e misura alle autorevoli teste prive di pensiero, alla loro idea di “sicurezza” affidata a pletoriche controproducenti misure. “Presunzione d’onnipotenza” che acceca e inganna, allontana dalla mesòtes, fa dimenticare che siamo - direbbe il filosofo - “potenze finite”.

Sara Di Giuseppe

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venerdì 22 settembre 2017

23 settembre... è tempo di Equinozio d'Autunno


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Il 23 settembre il Sole entra nel segno della Bilancia (Cane in Cina), le ore di luce equivalgono a quelle di buio e le forze contrapposte e complementari sono in perfetto equilibrio. E’ soltanto nei giorni degli equinozi che il Sole sorge e tramonta esattamente nei punti cardinali est e ovest. Al di là delle considerazioni tecniche, gli equinozi assumono significati profondi dal punto di vista esoterico, in quanto rappresentano dei momenti cruciali nei cicli di alternanza e interazione delle energie invisibili. Non per niente le culture antiche celebravano questi momenti con cerimonie e rituali appropriati, in sintonia con tali significati. L’Equinozio di Autunno è lo spartiacque tra le due fasi alternate di prevalenza della Luce o delle Tenebre. 

Quando si comprende a fondo il significato dell’alternanza degli opposti non ci si sbilancia più in un senso o nell’altro, ma piuttosto si cerca di vivere ed agire in armonia con le fasi cicliche….

L’esagramma dell'I Ching  collegato a questo momento è "La Contemplazione", che in parte dà, cioè offre una vista sublime, in parte toglie, cioè contempla, vuole ottenere qualcosa con la contemplazione. 
Il nome cinese ha un duplice significato. Da un lato significa essere contemplato, dall’altro l’essere visto (come modello).

Il segno raffigura un sovrano che contempla verso l’alto la legge del cielo e verso il basso i costumi del popolo.

Con il suo buon governo è un sublime modello per le masse.

Il momento è il più sacro, è quello del supremo raccoglimento interiore.

Così nella natura si osserva una sacra solennità nel ritmo con cui tutti gli eventi naturali procedono.

La contemplazione del senso divino del divenire cosmico conferisce a colui che è chiamato a influire sugli uomini i mezzi per esercitare gli stessi effetti.

Per farlo, è necessario un raccoglimento interiore, quale lo produce la contemplazione religiosa in uomini grandi e saldi nella fede.
Così essi scorgono le misteriose leggi divine della vita e le rendono operanti nella propria personalità grazie all’intensità del raccoglimento interiore, e la loro presenza emana un misterioso potere spirituale che agisce sugli uomini e li assoggetta senza che essi siano consapevoli del modo in cui ciò avviene...

Paolo D'Arpini


giovedì 21 settembre 2017

Giornata ONU per la pace e richiesta messa al bando delle armi nucleari


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Si è svolta stamattina, 21 settembre 2017,  nella Giornata ONU per la pace, dalle ore 10 alle ore 13, nel contesto di un sit-in organizzato davanti al Ministero degli Affari Esteri (Piazza della Farnesina, Roma), una conferenza stampa per lanciare la campagna affinché l’Italia firmi il Trattato di Interdizione delle  Armi Nucleari. Trattato che ieri ha ottenuto 50 adesioni e quindi ha messo in moto la procedura di ratificazione.
Antonia Sani, di WILPF Italia, introducendo la conferenza stampa, ha spiegato che scopo dell’iniziativa e dell’intera Campagna, collegata alle reti disarmiste mondiali, è supportare una pressione ed una mobilitazione dal basso, ma anche di parlamentari sensibili e di enti locali, che proseguirà perché l’Italia ratifichi al più presto la messa al bando delle armi nucleari, votata da 122 Paesi dell’ONU il 7 luglio 2017 (Stati prevalentemente del gruppo dei non allineati, al momento tutti non nucleari).
Sono successivamente intervenuti Alfonso Navarra e Giovanna Pagani, delegati della società civile italiana alla Conferenza ONU di New York che il 7 luglio ha adottato il citato Trattato.
Alfonso Navarra ha sottolineato che al Palazzo di Vetro la cerimonia di firma svoltasi ieri, 20 settembre, ha registrato una tenuta del fronte degli Stati non nucleari (il boicottaggio esercitato dagli USA, a capo delle potenze nucleari e dei Paesi NATO non ha funzionato!) e che quindi tra 90 giorni il Trattato che proibisce le armi nucleari entrerà in vigore. Esso dovrà diventare il perno di un nuovo ordine giuridico globale.
Giovanna Pagani ha illustrato ulteriormente la portata rivoluzionaria del Trattato di proibizione delle armi nucleari (TPNW), che potrebbe segnare la chiusura dell’”era atomica”, se dalla proibizione giuridica, con una strategia adeguata, si riuscirà a passare all’effettiva eliminazione degli ordigni.
L’articolo 1 del TPNW vieta di “sviluppare, testare, produrre, acquisire, possedere ma anche trasferire o ricevere il trasferimento, consentire la dislocazione di armi nucleari e altri dispositivi esplosivi nucleari”. Inoltre, proibisce di “incoraggiare, indurre, assistere o ricevere assistenza per una qualsiasi delle suddette attività”. Anche la “minaccia d’uso” è proibita. Di cruciale importanza l’articolo 4 il cui titolo è “verso la totale eliminazione delle armi nucleari”. La messa al bando è quindi il passo necessario per il totale disarmo nucleare.
Gli altri interventi di: Giuseppe Bruzzone (Disarmisti Esigenti) – Paolo De Santis (No Guerra No NATO) – Fabrizio Truini (Pax Christi) hanno ribadito che l’Italia, per essere coerente e credibile con quanto sopra richiesto, dovrebbe liberarsi con decisione autonoma delle bombe nucleari USA e NATO ospitate o in transito sul suo territorio o nei suoi porti. Si appoggia la proposta di Padre Alex Zanotelli per una Perugia-Assisi straordinaria che serva a scuotere lo “stato di letargia” non solo delle istituzioni e dei media, ma anche dell’opinione pubblica del tutto disinformata.
Segreteria organizzativa: c/o WILPF Italia
Giovanna Pagani (cell. 320-1883333)  – Antonia Baraldi Sani (cell. 349-7865685) 
Email gioxblu24@alice.it – antonia.sani.baraldi@gmail.com
Coordinamento adesioni:  Alfonso Navarra DISARMISTI ESIGENTI –cell. 340-0736871 emailalfiononuke@gmail.com – Giuseppe Padovano  NO GUERRA NO NATO  – cell. 393-9983462 emailgiuseppepadovano@tiscali.it
UFFICIO STAMPA: Olivier Turquet   – cell. 339-5635202  email olivier.turquet@gmail.com
Presidio alla Farnesina per il bando delle armi nucleari

martedì 19 settembre 2017

....una storia del futuro... di Ferdinando Renzetti

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Le cellule cerebrali, neuroni e sinapsi in fermento carichi di sollecitazioni e
stimoli estivi ancora da quantificare su carta e pdf così li accontento e li
tengo buoni con storie del futuro prossimo e remoto: memorie e appunti di
viaggio

La tela e’ un manto verde:

una storia del futuro.

Prima di partire il mago diede all uomo di paglia
il comando sulla citta di smeraldo...

sto percorrendo il nastro d asfalto sul lungomare di torre mileto, un piccolo
promontorio che divide il lago di lesina dal lago di varano nella bioregione
del gargano. alla mia sinistra il mare grigio e mosso, la in fondo le isole
tremiti, a destra il declivio si innalza dolcemente verso il monte delio con la
grotta dellangelo. ecco il cancello verde di legno, mi fermo, lo apro ed entro
in una vecchia masseria, alcune abitazioni della riforma agraria degli anni 50.
sull aia il forno per il pane e le frisse e una fornacella in mattoni per
cuocere vino cotto e passate di pomodori. percorro una lunga e stretta strada
bianca verso il monte, tra lentischi muretti a secco, filo spinato recinti
asfodeli e fichi d india. ora inizia l oliveto, tronchi contorti e millenari.
arrivo davanti a un altro cancello costruito con legni recuperati sulla
spiaggia e una ruotino sottostante, vista l’eccessiva lunghezza per
ammortizzare il peso e favorirne lo scorrimento. apro il cancello, risalgo in
macchina percorro alcuni metri e mi ritrovo in una pozzanghera di fango
rossiccia, circondato da mucche podoliche, mentre cerco di scendere dall auto
senza sporcarmi di fango, una mucca mi guarda un attimo e come impazzita sfila
via tra il cancello e la macchina. trafelato la inseguo, impiego quasi un ora
per ricondurre alla ragione nel recinto la dispettosa e simpatica mucca. ancora
altra strada nel fango rossiccio dell abbondante pioggia notturna. altro
cancello simile al precedente sbarra il mio cammino, apro e finalmente arrivo
al giardino della gioia. trascorro qui alcune giornate. pomeriggi di suoni nel
grande circo tendone con altri ragazzi, musica d insieme etnica punk gnawa. al
centro della scena movimenti di danza: contact improvvisation, poi tutti al
mare a fare massaggi in acqua: watsu. mentre sto partendo dopo un po di giorni
si aggregano giulietta jezeer ragazzo indiano bravo suonatore di didijeridoo e
salvatore di napoli ecologista scrittore biologo, la macchina si riempie all
inverosimile con tutti i nostri bagagli compresi fichi secchi su cruscotto
mirto e altri semi vari, direzione sud.
Durante il viaggio trattiamo diversi argomenti, con giulietta parliamo di cerchi
di consapevolezza e comunicazione empatica e come attivare dialoghi senza
aggressività psichica e verbale basati appunto sull empatia e la capacita di
ascolto. per esempio se diciamo, mi hai fatto questo o quello, blocchiamo la
comunicazione meglio se diciamo, mi sento in un certo modo quando vedo che fai
questo o quello. dialogo basato sulla consapevoleezza e sulla piena
responsabilità delle nostre parole e azioni. infatti descriviamo cio che
vediamo, diciamo come ci sentiamo, esprimiamo i nostri bisogni e facciamo la
nostra richiesta. usiamo poco il verbo dovere considerato  come forma di
imposizione dall esterno, lo dovevo fare, l ho dovuto fare, meglio dire  lo
volevo fare, lho voluto fare, come presa di responsabilità cosciente. lo posso
o lo voglio fare e non lo devo fare. anche bisogna e’ poco usato perché molto
politichese e anche impersonale e quindi ci svincola da precise responsabilità.
evitiamo anche il verbo imperativo all infinito, tipo fare questo e fare quello.
meglio se diciamo, facciamo questo e facciamo quello. arriviamo e ci fermiamo in
valle ditria a cisternino da renuka seguace di osho, all ecole citrullo. nel
villaggio ci sono altri saniasi come devaprem devankan e alcuni woofer
provenienti da taiwan dalla scozia, una giovane artista bolognese e frange’
scenografa di ortanova. rimaniamo alcuni giorni sistemandoci in un trullo
originale senza acqua ed elettricità. nel villaggio vive una artista inglese di
origini russe hirina la sua casa, una lamia e il giardino pieni di oggetti
montagne di stoffe libri. al tramonto mi e’ capitato spesso di andare in un
centro di meditazione ashram dedicato a babaji, avatar indiano apparso nel 1974
e scomparso nel 1994. nel rito della puja si offre la luce nel duni dove brucia
il fuoco sacro. canti di devozione al mattino e al pomeriggio. la forza mistica
del mantra libera la mente. om namak shivaja, mi prostro a shiva e’ scritto un
po dappertutto. durante la giornata sessioni di yoga e altre forme di
meditazione. all ecotrullo incontro donato ingegnere salentino vissuto a torino
anche lui seguace di osho. si sta dedicando a una nuova disciplina con massaggi
bars “access of consciouness” the source for ultimate change. le cose vengono
spontanee quando ti immergi nel flusso della vita senza paura. gli ultimi
giorni della nostra permanenza sono arrivati pietro veneto e frida ceramista
tedesca, girano l italia con le loro biciclette low cost. un vortice di energia
ci cattura e con donato e salvatore ci ritroviamo a galatone nella campagna
salentina tra pagghiari in pietra, muretti a secco un mare di olivi e fichi
dindia. si unisce al gruppo stefania torinese, violista punk che fa musica
rinascimentale sui tetti piatti dei pagghiari in cui siamo alloggiati. nei
giorni successivi numerosi cerchi di consapevolezza in diversi luoghi,
geometria sacra e luce interiore, esercizi di transbioenergetica. cene
fruttariane e crudiste. una sera biodanza a salento yoga con giuseppe di
animamundi, bagno notturno nella piscina illuminata e cena vegana. poi siamo
stati da peter, vicino otranto, ecoingegnere tedesco. vive da tempo in una
vecchia casa cantoniera denominata casina rosa. un canale sotterraneo raccoglie
le acque della zona un tempo paludosa. l’acqua del canale realizzato durante la
bonifica fascista, da vita a una fiorente vegetazione umida, all interno del
tunnel peter pratica quella che lui chiama terapia dell urlo. nelle altre aree
più secche un grande giardino di piante grasse. siamo ad otranto a visitare
l’albero della vita dell anno mille camminiamo scalzi per godere della
piacevole sensazione energetica delle tessere antiche del mosaico. in un
negozio di artigianato per le vie del paese prendo una ocarina di terracotta mi
manca un euro al prezzo pattuito allora tiro fuori dalla mia sacca un
peperoncino e lo offro al commerciante che sorridendo accetta la mia offerta.
quando arrivo sulla spiaggia di otranto scendendo dalla lunga scalinata, dal
mare stanno uscendo alcuni indiani vestiti, avendo così la visione di trovarmi
a benares sul gange ed entro anch’io in acqua vestito come loro suonando
l’ocarina. raggiungo il gruppo di amici che fa watsu e aqua zen e in poco tempo
catturiamo l’attenzione di tutta
la spiaggia. il giorno successivo terra yoga e terra pizzica con anna insegnante
di yoga e alcuni ragazzi leccesi impastiamo terra e sabbia in una sessione di
danza creativa, maddalena sciamana marchigiana fa i tarocchi sotto gli ulivi.

il salento e’ tutto un set. le piazze inondate di luce come in un gioco di
specchi riflettono luoghi e spazi, musiche poesia arte teatro cinema. agli
inizi degli anni 80 ho viaggiato il salento spesso landa desolata, poco
turismo, paesi come otranto e gallipoli in trent’anni da villaggi di pescatori
in lussuosi e trafficati luoghi. anche molto turismo culturale nel castello
aragonese di otranto negli ultimi anni sono state ospitate mostre di arte un
tempo impensabili come salvator dali e andy warhol. anzi proprio per ammirare
quella che definisco la madonna del xx secolo, il ritratto di marilin firmato
da warhol sono andato appositamente ad otranto. per assurdo non ho visto
l’originale perché larte di warhol si basa sulla ripetizione seriale delle
immagini allora ecco i manifesti tappezzati lungo le vie del paese i cataloghi
le locandine nello shop art e l’enorme immagine che campeggia in
alto sulle mura del castello aragonese.

sul gargano ho soggiornato alcuni giorni in un bioagriturismo dove il pomeriggio
suonavo la chitarra e raccontavo storie. ho mangiato cavatelli e orecchiette di
grano arso. un tempo le donne andavano a spigolare il grano, raccoglievano le
spighe e i chicchi caduti a terra durante la mietitura, dopo che erano state
bruciate le stoppie sui campi. i chicchi risultavano bruciacchiati per
cosiddire tostati e davano alla pasta un colore scuro e un sapore
inconfondibile. ora i chicchi si fanno tostare in un altro modo e si ottiene
una farina leggermente brunita con cui si fanno appunto cavatelli e orecchiette
di grano arso. per apprezzarne maggiormente il sapore e la consistenza li ho
mangiati spesso con olio crudo e cacioricotta caprino grattugiato. altre
pietanze che ho apprezzato sono la minestra di fave e cicoria semplicissima
buonissima, olive nere fritte con cipolla, una specialità, molto buone le
orecchiette con sugo fresco di pomodoro rucola e cacioricotta oppure con
l’aggiunta di fiori di zucca.

sono tra i 100.000 tarantola nella notte fra musica tradizionale, suoni
balcanici, dalle danze sincopate dei balli gitani violini viole contrabbassi
percussioni e soprattutto tamburelli. hanno accompagnato i più belli canti in
griko il dialetto della cosiddetta grecia salentina, nella notte fino allalba
quando il sole ha dominato sulla piazza di melpignano dove si e’ svolto il
concertone finale della notte della taranta e ha scacciato i tarantolati. sul
grande palco hanno brillato le fantastiche luminarie salentine che hanno
celebrato il matrimonio tra la tradizione della pizzica e musiche dal
mediterraneo e dal mondo.

adesso che siamo rimasti tra di noi ce lo possiamo dire, eppure proprio questa
estate segnata dalla crisi lo avrebbe richiesto, non sono mancate le feste i
cibi e i vini il mare la gentilezza i concerti. ci son sempre quelle buche
sulle strade sempre quelle, e poi i copertoni abbandonati nelle campagne i
calcinacci gli elettrodomestici i mobili vecchi frigoriferi e televisori
immondizia abbandonata dove capita, si! stiamo parlando proprio di noi! l
estate ha promesso di
ritornare...

con un pendolarismo stagionale e per millenni la pastorizia trasmigrante ha
creato una vera e propria civiltà della transumanza con una migrazione di
milioni di capi di bestiame. si parla nel 1500 di 2 milioni e mezzo fino a tre
milioni di ovini trasmigranti. un esercito di uomini che viaggiava a piedi, a
tappe forzate, per molti giorni, anche mesi, percorrendo le vie erbose ossia i
tratturi.

la colonna sonora di questo viaggio immaginario e sicuramente la musica di
franco vincenzo zappa. la musica contemporanea si suona poco nelle sale da
concerto così a ventanni zappa decide di darsi al rock, territorio più
favorevole agli esperiment,i più remunerativo e certo piu adatto alle stranezze
di un personaggio che ha eletto come suo guru spirituale edgar varese , uno dei
musicisti davanguardia più spericolati e complessi di tutta la storia della
musica. per questo zappa allampanato e pazzoide capellone italo greco
californiano con baffi e
pizzo da moschettiere sceglie la chitarra come strumento guida e comincia a
suonare e comporre stravaganti armonie, ritmi complicati e rapidissimi, liriche
e versi blasfemi e sarcastici. nella sua carriera zappa ha suonato di tutto:
brandelli di doo-wop suite per big band jazz rock parodie di rhithm and blues,
musica per orchestre sinfoniche ed enseble contemporanei, virtuosismi di
chitarra. con le sue mothers of invention prima e poi con la zappa band ha
fatto diversi tour mondiali. ho visto un suo concerto a bologna nell 82 mi pare
nellarea fiera un pomeriggio di giugno su un enorme spiazzo asfaltato con 40.000
persone, non ho un gran ricordo. ha anche collaborato con direttori d orchestra
come zubin metha, kent nagano, pierre boulez. sterminata e’ la discografia del
geniale chitarrista poeta satirico filosofo e alchimista della musica, dal
rivoluzionario freak out ad absolutely free, hot rats, the grand wazoo, waka
jawaka, joes garage. zappa acuto e innovativo nei dischi e sovversivo nei
concerti, i suoi, soprattutto negli anni 60, erano happening apparentante
caotici e destabilizzanti, in realta controllati da una lucida e rigorosa
follia compositiva.

ecco avevo in mente la sua voce in questo pazzo viaggio, in alcuni brani di gran
wazoo disco che ho praticamente consumato per tutte le volte che ho ascoltato.
molto bella anche la copertina sorta di battaglia a fumetti tra note strumenti
musicali e strani personaggi, vera musica psico immaginaria.

...che culo!
ho scoperto che compio gli anni
lo stesso giorno in cui sono nato
sai che diceva sempre mio nonno?
hai visto la nonna?
cantate con le patate
ballate da spostate
come scarpette rosse
rivalsa tribale inestricabile
torna alla antica bellezza
delle dee sprecone
vinciamo i dubbi e le paure
per riprenderci il fiume
e l abbondanza
come disse il fagiolo
piantami e lasciami solo
esci che ci riesci
a motore spento
il risveglio e’ lento
le parole sinterizzano lindistinto
condiviviamo...


 Ferdinando Renzetti

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