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venerdì 10 febbraio 2017

"Renziloni: Tornerò presto” - Post-terremoto e passerelle



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        Con quel Tornerò-presto il capo del Governo Renziloni si è congedato da Teramo e provincia al termine della sua visita post terremoto il 7 febbraio 2017.
        Quando e se manterrà la promessa, auspico lo si accolga degnamente: dunque non con sorrisi / strette di mano / sventolio di bandierine, ma spedendolo sonoramente a quel paese. Dove si recherebbe certo non da solo, ché il vaffa ampio e robusto dovrà contenere tutta la masnada preposta alla gestione del post terremoto in Abruzzo e Marche. Calderone ampio e assortito che accomuna Governo e Regioni, Commissario alla ricostruzione, vertici e papaveri di Protezione Civile e su e giù per li rami responsabili a vario titolo, in una stessa inconcepibile colossale disperante inadeguatezza.
        Ogni quotidiana cronaca sgrana il rosario della vergogna, squaderna un campionario di ordinaria inettitudine, borbonica inefficienza, italico affarismo. 
           Vi sono comprese le stalle mobili, “stalle fantasma” mai pervenute - solo 2 a gennaio, solo 5 funzionanti a febbraio - e il 9 febbraio 2017 riaffidate da Regione Marche ad altra ditta (con slittamenti e tempi tecnici di una burocrazia imbecille). Ci si domanda con quali criteri sia stato affidato l’appalto, chi come perché abbia scelto quell’impresa lì, se il bell’esito è stato questo. Sconsideratezza? Superficialità? Castronaggine? O peggio?
        Vi sono comprese le SAE - soluzioni abitative d’emergenza - cioè le casette in legno. Arriveranno “prima di Natale” sproloquiava Nembokid Renzi (e non si beccò né un lancio di criptonite né un civilissimo buuu). Arriveranno a gennaio - dissero poi - arriveranno a febbraio, arriveranno ad aprile o maggio dicono oggi, anzi no, forse a novembre/dicembre. Anno da definire.
        Vi è compresa la ricostruzione di Amatrice appaltata a una cooperativa proprietà di Buzzi, onest’uomo arrestato per “Mafia capitale
        Non c’è solo questo, ma questo è più che abbastanza perché dal basso si trovino la forza e la rabbia per mandare a casa - biglietto di sola andata e calcio nelle terga - masnadieri, contaballe, scaricabarile, politici affaristi, insieme ai vertici di cui sopra. Si può fare, se l’indignazione trae alimento ogni giorno da quel  brodo di incapacità e facciatostismo, su cui galleggia una marcescente retorica in salsa sanremese-canzonettistica.
        Eppure, proteste solo sporadiche isolate, di paesi e gruppi di cittadini esasperati, presi in giro, umiliati, stressati (ed Enzo di Pescara del Tronto lo arrestano perché non lascia la tenda). Solo qua e là grintose prese di posizione come quella del sindaco Cristina Gentili che sfida i politici a consegnare “un euro al mese dei loro stipendi e le casette di legno le avremo in due settimane”.  
        Ma anche tu, giustamente indignata Cristina Gentili, insieme ai tanti sindaci che neanche s’indignano e accolgono invece sorridenti i papaveri di turno coi loro “pacchi” di balle, e contenti gli scodinzolano accanto; che vanno in tivù con la sciarpetta di moda o la fluorescente divisa da salvatori del mondo o da leghisti, perfino col proprio nome e quello del paese scritto sulla felpa o sulla giacca (!); che guidano medievali processioni/scongiuro; che recitano il fideistico mantra del “ce la faremo”: cambiate registro, per favore, e quando uno di quelli vi dice-minaccia-promette TORNEREMO-PRESTO, anziché stringer mani e sorridere e pranzare insieme, rispondetegli piuttosto “Non provateci, a tornare, ché vi meniamo”.
        Oppure seguite l’esempio del papa che “quando ho un problema scrivo un bigliettino, lo metto sotto la statua di Sant’Antonio e vado a dormire”.
        Magari non funziona, ma peggio non potrà certo andare.

    Sara Di Giuseppe                      faxivostri.wordpress.com

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