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venerdì 4 novembre 2016

Ricordando i monti Sibillini.... prima del sisma di ottobre 2016


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Non più tardi di 5 mesi fa, per raggiungere Ussita, sede del Festival delle erbe dei Monti Sibillini, percorremmo la Salaria passando per Ascoli. Man mano che ci lasciammo alle spalle la costa, il profilo dei Monti Sibillini ci appariva più nitido, in tutta la sua maestosità. Il paesaggio, da ampio e soleggiato della pianura, si trasformava in tortuoso e verdeggiante. 

Attraversammo alcuni paesi come Acquasanta Terme e Arquata del Tronto. Poi seguimmo l’indicazione per Castelluccio e Visso.
La strada incominciò a salire e attraversammo piccolissimi borghi e semplici contrade, case decorose e abitazioni piccole. Nonostante non fosse tardi, era di pomeriggio, lungo il tragitto incontrammo poche macchine e pochissime persone.
Finalmente arrivammo sull’altipiano di Castelluccio. La vista fu impareggiabile, e la celebre fioritura, che richiama ogni anno tanti visitatori da tutto il mondo, non era ancora giunta al massimo del suo splendore. Provai una sensazione indescrivibile. Una delle cose che mi colpì furono i monti che cingono in un grande ideale abbraccio la piana, quasi a proteggerla. La luce scivolava sui nudi monti e illuminava il paesaggio… Il borgo di Castelluccio, a metri 1452 s.l.m. sembra un presepe. Soli pochi abitanti. Non ci fermammo, giusto il tempo di scorgere qualche negozietto che esponeva in bella vista le eccellenze gastronomiche locali e la segnaletica per Visso. Ancora 25 chilometri prima di giungere a destinazione.
Da Castelluccio la strada incomincia a scendere e i monti si coprono, qua e la, con qualche bosco. Attraversammo il confine tra l’Umbria e le Marche, tra le province di Perugia e Macerata, poi scorgemmo le prime case di Castelsantangelo sul Nera dove svettano due imponenti campanili.
Le case erano vestite con i fiori più sgargianti e un verde smeraldo tingeva i prati circostanti.
Ancora qualche chilometro prima di giungere a Visso, ma ci stavano aspettando alcuni amici a Ussita e non ci fu possibile visitarla. Peccato, perché chissà se avremmo ancora questo privilegio!
Finalmente arrivammo a destinazione. L’aria era frizzante e la primavera era appena iniziata…
E ora che in questi luoghi si è abbattuta la furia cieca della distruzione, che ha sfigurato il loro bel volto, un velo di tristezza ci avvolge e ci ammutolisce. Vorremmo ruggire al cielo, ma tutto tace tranne le lacrime di chi rimane…, ma il tempo scorre…e prima che l’amore finisca non ci resta che affidarci alla speranza.

Michele Meomartino

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