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martedì 26 gennaio 2016

Condividere i bambini... pratica d'amore e felicità nonché essenza stessa della Decrescita




Dopo il co-housing, dopo il car-sharing, nulla di più bello ed opportuno del child-sharing. Se si accetta di abitare in una medesima casa con persone non famigliari e di avere con altri un'auto in comune, perché non condividere anche la cura di un bimbo? In tempi come questi, di litigi sulla proprietà dei piccoli nonché di sovraccarico demografico a cominciare dal nostro stesso Paese, il child-sharing rappresenta la più evoluta, efficace e nobile pratica nei confronti di ogni elemento dell'insieme.


Per se stessi, innanzitutto, poiché non si è costretti a lavorare troppo per mantenere il peso, sempre eccessivo, di una prole di genetica proprietà, potendo invece usare gran parte del tempo libero conquistato per ampliare e sviluppare la propria cultura, le proprie capacità e passioni.

Per il bimbo, poi, che così non riceverà l'apporto di due soli genitori, costretti ad essere da più punti di vista carenti per il troppo peso riversato sulle loro spalle, bensì quello congiunto di più persone, le quali hanno pure messo a frutto la possibilità di migliorare se stesse.

Per l'ambiente, ancora, che vedrà ridursi il carico antropico a conseguente beneficio dell'intera biosfera del Pianeta, tutte le forme di vita vegetale ed animale non potendo che festeggiare da qui all'eternità e ringraziarci vivamente per la nostra pur tardiva decisione di riprodurci di meno condividendo i nostri piccoli.

Per la società, infine, che in capo a breve tempo non sarà più popolata da persone ignoranti ed incapaci rispetto alle necessità dei tempi (non si equivochi: ci si riferisce soprattutto agli occidentali laureati e benestanti), bensì da persone pienamente formatesi, evolute, finalmente divenute ricche di ogni bene interiore.

E' da tener presente infatti che ogni umano contiene in se un PATRIMONIO GENETICO lasciatogli da chi gli ha dato la vita biologica ma anche un PATRIMONIO MEMETICO lasciatogli da chi gli ha dato la vita intellettuale. Quanto più quest'ultima dote sarà ricca e variegata tanto più il singolo e la collettività ne beneficeranno, la stragrande maggioranza dei problemi del nostro tempo derivando dalla fissità e ristrettezza di idee cui i genitori biologici costringono la prole di loro proprietà.


Una società che oltre alla FAMIGLIA desse spazio alla SAZIGLIA, sarebbe a dire un gruppo di persone (non necessariamente vicine tra loro) che curano un bimbo, sarebbe una società felice, serena e capace di affrontare ogni minaccia che la realtà si divertisse a presentarle. Non esiste infatti cosa più retrograda, affaticante, di scarso rendimento, così consumatrice e dispendiosa, così egoista quanto la famiglia. Il nome stesso di quest'ultima dichiara la costante voracità di una coppia con prole propria e numerosa e l'aggressività e grettezza di genitori che non hanno tempo di badare a nulla, sommersi come sono dalle tante incombenze quotidiane.

I cattivi comportamenti (e l'infelicità) dei genitori di una famiglia divengono poi eredità difficile da rimuovere nei loro figli. In un continuo, eterno approccio rozzo e superficiale alla vita che è proprio la causa prima di tutti i mali che patiamo. La saziglia al contrario è AMOREVOLE RIDONDANZA, un allegro mix di abbondanza e soddisfazione allo stato puro. Nulla più di una saziglia, formata da persone finalmente appagate e realizzate, è in grado di guarire i bimbi, l'ambiente e la società tutta. Nei pochi piccoli confluiscono le sensibilità dei loro numerosi curatori, in un vortice di crescente arricchimento e responsabilizzazione.


Basta dunque coi tristi famigliari, evviva gli allegri evoluti sazigliari.

Che si riducan pure le famiglie e crescan invece le saziglie.


Danilo D'Antonio
339 5014947

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