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lunedì 13 luglio 2015

Se il denaro non vale più nulla



Molti avevano da parte pochi o parecchi euro, ma non sapevano che farsene: nessuno li voleva, non valevano più niente, non ci compravi neppure un chilo di pane.
“Il pane ce lo facciamo noi in casa e anche la farina: prendiamo le pannocchie di mais o le spighe di grano e ne pestiamo i grani. Con la farina di mais facciamo anche la polenta” dice Maria a Paola.
“E il pane, come lo fai?” chiede Paola.
“Farina di grano, acqua, un po’ di sale e pasta-madre che fa lievitare la massa”.
“E come la cucini?”
“Con la stufa a legna che abbiamo in cucina, naturalmente”
“Ma se la legna non c’è?”
“Noi di legna ne abbiamo, la raccogliamo dovunque, durante tutto l’anno; ma, in alternativa, ci sono le stufe elettriche”
“Ma come? – chiede Paola sempre più incuriosita – Se l’Enel non dà più elettricità da mesi, visto che non si sa come pagarla”
“L’elettricità ce la facciamo col solare fotovoltaico con cui abbiamo coperto tutto il tetto e la parete sud della casa. I pannelli ce li siamo auto-costruiti e ci ha aiutato a collocarli e collegarli un amico idraulico disoccupato. In cambio ci ha chiesto la bicicletta in buono stato, che mio figlio non usava da un decennio”.
“Ma le pannocchie e le spighe dove le trovi?” insiste Paola
“Le coltiviamo su un pezzetto di terra che abbiamo ereditato e che era rimasta incolta da chissà quanti anni. Se non bastano, allora le barattiamo con un po’ di frutta e verdura del nostro orto di Mestre”.
L’orto Maria lo faceva da molti anni, ma adesso era diventata un’attività sempre più importante.
“Hai ragione – si illumina Paola - invece di piante decorative ma senza frutti commestibili, anch’io quest’anno ho cominciato a piantare nel giardino condominiale alberi da frutta e a coltivare 20 metri quadrati di orto. I condòmini, all’inizio, erano contrari; poi altre due giovani coppie hanno deciso di farlo, così tutti si sono convinti. Ora non c’è più un metro quadrato incolto…Ho visto che, un po’ alla volta, tutti i giardinetti del nostro quartiere stanno trasformandosi in orti”.
“Eh già – commenta Maria – lo sapevi che all’inizio degli anni ’90 a Mosca e in tante altre città russe è stato grazie agli orti urbani che la popolazione è riuscita a far fronte alla tremenda crisi scoppiata con lo scioglimento dell’Unione sovietica, seguìta alla caduta del muro di Berlino?”
“No, non lo sapevo – risponde Paola – ma mi sembra che, ora, da noi stia succedendo un po’ la stessa cosa”.

Michele Boato 

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