Presentazione



In movimento per ecologie, vivere insieme, economia sostenibile, bioregionalismo, esperienza del se' (personal development).

domenica 30 giugno 2013

Discorso di Diotima sull'Eros

Dipinto di Franco Farina


Chi è Eros, l’amato o l’amante? Tanti crucci adolescenziali, che in qualche caso si trascinano fino all’età adulta, derivano da una risposta sbagliata a quella domanda. Da ragazzo ero convinto - convintissimo - che l’amore risiedesse in colei che amavo. 

Coincidesse con l’appagamento del mio desiderio: essere amato da lei, la più bella e la più buona di tutte le creature terracquee. Troppe canzoni e troppi romanzi mi avevano portato fuori strada. Finché ho aperto una porticina e mi sono ritrovato alla tavola del Simposio platonico, seduto accanto a Socrate, e proprio quando il filosofo si accingeva ad affrontare uno dei punti cruciali del suo discorso sull’amore. A dire il vero, neppure Socrate era in condizione di rispondere. Non in prima persona, almeno. Su certe questioni le uniche fonti autorevoli sono le donne e infatti Socrate ha riportato le parole di una sacerdotessa di Mantinea, Diotima, che lo aveva istruito sulle cose d’amore. 

Diotima va subito al sodo: Eros non è né bello né buono. Se infatti lo fosse, non avrebbe bisogno di esserlo, mentre noi sappiamo che l’amore è desiderio di qualcosa che manca. Ma Eros non è nemmeno brutto e cattivo. Altrimenti non desidererebbe essere bello e buono: non ne sentirebbe la necessità. Riassumendo: né bello né brutto, né buono né cattivo. Né divino né umano. Ma allora cos’è? Ce lo dice Diotima: è un demone. Un’entità intermedia che tiene insieme l’universo, mettendo in connessione lo spirito invisibile e la materia sensibile. 

Solo a scriverlo vengono i brividi, perché una parte di noi ha sempre saputo che l’amore è esattamente quella cosa lì. Quando ne sei pervaso, ti senti in sintonia con tutto ciò che ti circonda. Diotima ci mostra addirittura la carta d’identità di Eros: è stato concepito sul Monte Olimpo, lo stesso giorno di Afrodite, la dea della Bellezza, durante il banchetto allestito per il lieto evento. Sua mamma si chiama Penia (Povertà) e suo babbo Poros (Risorsa). Con una mamma simile, Eros non può che essere «ispido, scalzo e senza casa», ma grazie alla natura paterna non si perde mai d’animo. 

Talvolta fiorisce e vive. Talora muore, ma poi torna in vita. Ciò che ha lo perde. Ma ciò che perde lo ritrova. 

Capito chi è Eros? Non l’amato, accidenti alla mia zucca vuota. Eros è l’amante: colui che ama. Ne consegue che una persona è veramente felice non quando riceve l’amore, ma quando lo dà. Forse bisognerebbe far girare la voce. 

Simposio di Platone (IV sec. a.C.)  
Discorso di Diotima  
riferito da Socrate  

MASSIMO GRAMELLINI - La Stampa

sabato 29 giugno 2013

Le umili leve per sollevare il mondo - Recensione


Le umili leve per sollevare il mondo di Piero Bevilacqua

 
Recensione a Guido Viale, Virtù che cambiano il mondo (Feltrinelli), che "nasce nell' humus dei conflitti sociali e ad essi ritorna, come al proprio committente, per orientarli con una superiore strumentazione teorica". In corso di pubblicazione su il Manifesto (f.b.)

L'ultimo libro di Guido Viale, Virtù che cambiano il mondo. Partecipazione e conflitto per i beni comuni, Feltrinelli Milano, pp.154, euro 12 viene innanzi tutto a rendere più netta la singolarità del profilo di questo intellettuale nel panorama culturale italiano. Viale non ha una collocazione accademica e dunque non possiede un definito profilo professionale e disciplinare. In senso stretto, non è un economista, né un politologo, né un filosofo. Non è neppure un ideologo – nel senso che in Francia si dà a questo termine – una figura che anche da noi ha talora un retroterra universitario e più spesso si ritrova fra gli intellettuali militanti ai margini estremi dei partiti politici. Lo potrei definire più precisamente un ricercatore, il quale sceglie ambiti rilevanti dell'universo sociale del nostro tempo per esplorarne i meccanismi, tentando di estrarre e di elaborare, dal nodo dei problemi che li caratterizza, soluzioni possibili a favore dell'interesse generale. E in tale operazione, come un onesto artigiano, va a cercarsi gli utensili che gli servono, vale a dire la molteplicità degli specialismi offerti dal sapere scientifico che quei problemi lumeggiano in ordine sparso.

Per questo nei suoi scritti ritroviamo, fuse in una argomentazione unitaria, le più varie discipline: dall'economia alla filosofia, dalla storia alla sociologia, dalla politologia alle scienze ecologiche. E naturalmente tali ricerche pluridisciplinari non sono finalizzate a una verifica accademica, ma si misurano con una loro possibile traducibilità operativa e politica in contesti territoriali determinati. Con piena coerenza, l'ideazione originaria della ricerca di Viale nasce nell' humus dei conflitti sociali, si nutre anche culturalmente dei saperi di cui questi sono portatori, e ad essi ritorna, come al proprio committente, per orientarli con una superiore strumentazione teorica. E' questa la modalità dei percorsi che io intravedo, ad esempio, nei suoi numerosi saggi sui rifiuti - a partire da Un mondo usa e getta del 1994 – agli studi sull'automobile e sul traffico – sin da Tutti in taxi, del 1996 – ai più recenti saggi sul riciclo e sulla conversione ecologica. Significativamente, in queste Virtù che cambiano il mondo, Viale registra tale modalità come una caratteristica diffusa dell'oggi:« La novità maggiore di questa nuova stagione sta qui: cultura, democrazia e partecipazione coincidono.»

Il libro appena uscito sistema e approfondisce il vasto campionario di temi che l'autore è andato affrontando in questi ultimi anni, scandendolo per capitoli che esaltano ben 14 virtù: dalla Dignità all'Empatia, dalla Conoscenza alla Trasparenza, dalla Condivisione alla Cura. Capitoli e temi che non sono monadi chiuse, ma larghi contenitori in cui confluisce una argomentazione tematicamente assai varia e densa, che non consente fruizioni veloci e costringe il lettore a fermarsi e a pensare. Di questa ampia platea di temi credo sia utile privilegiare un nodo strategico di grande rilevanza, che offre oggi alla sinistra un orizzonte di indubbia potenzialità egemonica. Mi riferisco al tema della conversione ecologica: una via alternativa all'attuale modello di accumulazione capitalistica, indicata anni fa da Alexander Langer – come ricorda l'autore anche in questo volume - ma su cui poi Viale ha costruito una strumentazione analitica e teorica più sistematica. I lettori del Manifesto hanno sicuramente familiarità con il tema su cui non è il caso di tornare in maniera specifica. Se non per dire che nelle riflessioni di Viale, alla base della prospettiva della riconversione ecologica, compare una visione della natura che impedisce di esaurire e di immiserire l'alternativa in un mero progetto di ristrutturazione industriale.

Non si tratta semplicemente di convertire la sfera della produzione di merci ad altri beni e altri fini, ma di ripensare innanzi tutto il nostro rapporto col mondo fisico. « La Terra - scrive Viale – è fatta di mille e mille cose particolari:” naturali” - boschi, fiumi, mari, monti, laghi, piante e animali – e di mille e mille cose “artificiali”, costruite e trasformate dall'uomo nel corso della sua storia – campi, case, città, strade, impianti, attrezzature, beni mobili e immobili – e la manutenzione e riparazione di ciascuna di esse, per farle durare nella loro forma e nel loro uso originario, finché ci possono essere utili o indispensabili, è il modo principale in cui ciascuno di noi, o ciascuna delle organizzazioni, delle istituzioni, delle associazioni di cui facciamo parte, può “prendersi cura” della salute della Terra nel suo complesso.» Questa visione olistica del mondo naturale, che oggi legge la storia e le società umane fortemente intrecciate con esso, costituisce una delle conquiste più fertili di implicazioni politiche della scienza contemporanea. Una dimensione del reale che la sinistra, in generale troppo lontana, per formazione , dalla sfera delle scienze naturali, non ha ancora saputo scorgere come un proprio terreno di egemonia.

E per la verità, leggendo Viale – uno degli autori più avvertiti e aperti a questa dimensione del sapere – mi sono stupito nel non trovare nella sua bibliografia di riferimento il nome di Edgar Morin. Lo studioso che con maggiore ampiezza e sistematicità ha criticato il riduzionismo della scienza moderna, offrendoci una immagine ormai imprescindibile di natura come rete di connessioni complesse di cui gli uomini sono parte, anche vittime , e non solo “esterne” figure dominatrici. Viale ha il merito, tuttavia, di trarre da questa visione avanzata della natura le conseguenze necessarie per interpretare più profondamente un altro grande tema elaborato dalla sinistra italiana ( e non solo ) negli ultimi anni: quella dei beni comuni. Un tema circolante nel libro insieme a un Leitmotiv in sottofondo che va segnalato: l'idea che possiamo cambiare il mondo anche con il nostro comportamento, con l'azione molecolare della nostra soggettività cooperativa, impegnata quotidianamente anche in territori delimitati.

L'autore, che ha dunque uno sguardo ecologico più ampio di tanti propugnatori dei beni comuni, ricorda che « Le lotte per i beni comuni.... hanno esiti tutt'altro che certi e meno che mai predeterminati: anzi il rischio a cui sono esposte – e, insieme ad esse coloro che se ne fanno protagonisti e l'umanità tutta - è di giorno in giorno maggiore e ha ormai assunto la forma di una minaccia ambientale planetaria». Da ciò la critica ad una delle elaborazione teoriche più rilevanti sul “comune”, diffusesi negli ultimi anni, quelle di Toni Negri e Michael Hardt, « Una minaccia – continua Viale – che il “comune” nella versione di Negri e dei suoi adepti non contempla, e per questo è totalmente estraneo alle due dimensioni che contraddistinguono la conversione ecologica come viene proposta qui: da un lato, infatti, il percorso faticoso e accidentato verso un cambiamento dei propri stili di vita in direzione di una maggiore sobrietà e di una minore aggressività reciproca è reso superfluo da un antagonismo nei confronti del potere già sempre in atto in seno alla moltitudine ».In questa visione, insomma, non c'è posto per la “riconversione” della nostra soggettività, per la nuova responsabilità verso la natura che dovrebbe animare la nostra conflittualità.

Dall'altro lato,viene meno il problema fondamentale degli attori e delle sedi per progettare il “che cosa”, il “come” e il “per chi” produrre. « In gioco - osserva Viale, in questa come in altre posizioni – c'è solo la riappropriazione, ma non la produzione di ciò che c'è da riappropriare, che in questo approccio non fa mai problema.» Prima della produzione, infatti, viene la natura che non è la cava infinita da cui estrarre materia ed energia, ma la trama complessa in cui sono impigliati i destini vitali di tutti noi.

venerdì 28 giugno 2013

Litoranea tirrenica - Distruggere l'habitat, tagliare fuori le comunità locali, inquinare la maremma, spendere soldi inutilmente


La SS Aurelia sta per essere massacrata, da un’autostrada inutile 

Stanno partendo i lavori dell’autostrada Tirrenica, per il lotto 6A, ma i cittadini di Tarquinia ancora attendono chiarezza dal TAR Lazio sul ricorso presentato nel novembre del 2011 da Italia Nostra e da vari cittadini residenti di Tarquinia.

Di certo c’è che la strada statale Aurelia la stanno massacrando, così come la viabilità che è continuamente interrotta da cambi di corsia, soprattutto di notte con i lavori sul ponte del Fiume Mignone, provocando innalzamenti del manto stradale, lasciando l’asfalto sconnesso e pericoloso, senza per questo spiegare che fine ha fatto la richiesta legittima sottoscritta dai cittadini di Tarquinia, inoltrata al Tar Lazio sul diritto ad una mobilità gratuita, per il libero movimento di persone e merci, al posto di quella che si vorrebbe imporre con un dazio giornaliero per ogni spostamento da e per il paese. 

La SAT continua a mettere cartelloni di cantieri aperti, scava distrugge e impolvera tutto con i suoi bulldozer, ma non si preoccupa di dare informazioni puntuali e dovute alla cittadinanza residente, agli utenti che percorrono la SS Aurelia, tanto da somigliare più ad una zona terremotata piuttosto che ad un cantiere autostradale. 

Su www.tirrenica.it campeggiano notizie del progetto SAT, addirittura è scaricabile la documentazione per l’esenzione del pedaggio per i residenti dei comuni Toscani interessati dal tracciato, palesando tra l’altro ai residenti dei comuni Laziali che loro pagheranno il pedaggio, eccome. 

Come spesso accade si è costretti a denunciare l’arrogante prepotenza di chi impone stravolgimenti del territorio, senza sentirsi in obbligo di informare, manca infatti sul sito web il crono programma dei lavori del lotto 6A, tranne le dovute ordinanze che non spiegano affatto quando partiranno i lavori dell’autostrada e come cambierà la viabilità, come primo atto di correttezza verso gli automobilisti ed utenti residenti. 

Il ricorso presentato al TAR Lazio su cui pende il giudizio sottopone una serie di richieste più che legittime, in tema di viabilità, in primis sul problema irrisolto dai progettisti del tracciato definitivo ed esecutivo, di un ponte alternativo all’esistente viadotto del Mignone sottratto dall’autostrada, purtroppo indispensabile per un’adeguata viabilità alternativa all’autostrada. 

Dal mese di Marzo sono iniziati i lavori sul viadotto del fiume Mignone, come recita l’ordinanza n.284 del 7 Giugno 2013 per la mera sostituzione degli appoggi del viadotto, ma del ponte alternativo nessuna traccia, perché mai il tribunale non si pronuncia? Davvero si vuole sottrarre la SS Aurelia alla collettività, senza sostituirla con una viabilità alternativa,obbligando poi tutti i residenti a pagare l’opera ogni giorno con il pedaggio? 

Nei giorni scorsi gli avvocati che si occupano del ricorso hanno inoltrato un’istanza di prelievo al Tribunale del Tar Lazio ex art. 71, co. 2, del D.Lgs 104/2010, insistendo particolarmente perché venga fissata, con la massima urgenza possibile, la discussione del ricorso, sussistendo le ragioni di urgenza, prima che il progetto sia così avanzato da non poter prevedere modifiche migliorative, oggetto del ricorso. 

Per il Bene di Tarquinia

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Articoli connessi:

giovedì 27 giugno 2013

Teodoro Margarita: "Dal seme la vita...."

Madre Natura - Affresco di Carlo Monopoli

Se ti prendi a cuore un seme devi amarlo. Devi capirlo. Devi rispettarlo.
Un seme ha memoria, Un seme conosce meglio di te la luna, il tempo e le stagioni.
Un seme sa essere amico del gelo e della neve.
Un seme sa come farsi trasportare dal vento nella chiara luce
oppure può preferire il buio pesto dello stomaco di un uccello. 
Un seme sa aggrapparsi e può marciare per miglia e miglia e può lasciarsi andare. 
Un seme è amico del vasto oceano e può farsi cullare dalle onde, 
indifferente alle tempeste, incurante degli squali, 
può danzare sul dorso delle balene e dei delfini. 
Un seme ha più senso dell'umorismo di Charlie Chaplin e può farsi sputar fuori, a freccia
o può nascere solamente con la morte dell'organismo, vivente, che lo ospita.
Un seme assume le mille e più bizzarre forme che la natura conosca, 
un seme è capace di sopravvivere al gelo e dormire paziente, 
e risorgere, dopo trentaduemila anni.
Se decidi di occuparti di un seme fatti bambino e impara da lui.
Impara la pazienza e vivi con le stagioni, osserva la luna ed annusa il vento. 
E se , nonostante tutto questo, il tuo seme non germinasse o addirittura, morisse,
tu, se decidi di occuparti del seme, cercane un altro e ricomincia, ostinato.
Il seme è il bios, la vita, sta in lui il futuro o la desolazione,
perciò, tu, non modificherai il seme. 
Tu spargerai solamente il buon seme, esattamente come nel ventre di una donna 
che vuol diventare madre, tu ti curerai della sua salute, 
che esso sia bello, forte, integro 
e se un seme ti è stato donato da un vecchio, proveniente dal passato, 
se un seme ti racconta storie di mani e di campi, sapori antichi e dolori, 
tu lo accoglierai e potrai solamente rassicurarlo, tu, con la tua fragilità, 
tu, con la tua forza, speranza, pazienza, tenacia, 
tu, sarai il tramite della continuazione. 
Perché un seme, un seme buono è come un canto dell'Iliade,
è come un affresco pompeiano, un prezioso manoscritto egizio. 
Un seme è una canzone che ci viene dal passato, 
nel seme sta il sublime e sta la speranza, il seme, come l'acqua, bene comune. 
Un seme, culla della vita, portatore di mistero e di conoscenza. 
Tu seminerai e raccoglierai, tu sarai forte, tu porterai innanzi il frutto. 
Gandhi ha scritto: Il frutto è nel seme come il fine è nei mezzi". 
Dante ha scritto che "il buon seme si vede dall'erba" 
Seminando e conservando, raccogliendo e disseminando, tu ti farai vento e cascina. 
Un seme è un figlio ed è un padre, è anche un nonno, 
verrà il giorno in cui, e non è lontano, 
quando un solo seme sarà stato gettato via, si griderà all'aborto, 
verrà un giorno in cui i semi buoni saranno contesi e cacciati,
cercati e bramati più dell'oro. 
Noi, questo tempo, non vorremmo vederlo e facciamoci allora, tutti quanti, 
su ogni balcone, in ogni giardino, in ogni orto, salvatori di buoni semi. 
Facciamoci tramite di democrazia e di autonomia, facciamoci portatori di riproducibilità.
Diana di Efeso, la Dea dei mille rossi semi di melagrana,
signora della fertilità ci assista 
e Diana, signora della luce, ci assista. 
Vincere la battaglia del seme è vincere la lotta per la vita e dobbiamo vincere. 
Nessun seme vada dunque perduto. 



Poesia scritta da Teodoro Margarita (Civiltà Contadina), salvatore di semi, letta  a Vignola il 22 giugno nella Sala Teatro Cantelli, in occasione della tavola rotonda "Bioregionalismo, ecologia profonda e spiritualità laica per la iscoperta dell'identità locale" - Nel contesto dell'Incontro Collettivo Ecologista 2013 

Foto: Incontro Collettivo Ecologista del solstizio estivo.
Vignola: 22 giugno 2013 - Teodoro Margarita è il terzo da sinistra

mercoledì 26 giugno 2013

Abbronzatura naturale con l'acido ascorbico


Ciao, devo riportare una esperienza fatta da Franca e me. Siamo neri come il carbone!!! e sapete come abbiano ottenuto questa abbronzatura? Facile. Franca si è procurata uno spruzzino ed ogni mattina preparavo 1/2 bicchiere di acqua di rubinetto con sciolto 4.5-5 grammi di ACIDO ASCORBICO, oppure 1 bicchiere con 10 grammi di ACIDO ASCORBICO, secondo se lo passavamo anche a qualche vicino. Appena distesi sul lettino ci spruzzavamo quel liquido su tutto il corpo e VIA!!! se capitava che si entrava in acqua si ripetevano gli spruzzi dopo esserci asciugati, e quindi lo lo ripetevamo, buttando l'avanzo prima di tornare in albergo. Il pomeriggio tornavo a prepararne un'altra dose che rispruzzavamo come se fossero micidiali creme ma senza il bisogno di spalmare. I risultati? Ieri il nostro amico Lucio, albergatore si è complimentato poichè eravamo i più abbronzati dell'albergo. Faccio presente che le persone che erano vicini di ombrellone e si sono scottate l'abbiamo spruzzato con profitto, difatti più nessun dolore e la loro pelle non ha sviluppato le classiche bolle. Provare per credere. Buon SOLE e buona estate 
ciaooo Franco - genfranco@libero.it


Questo il video che ti dimostra la mia salute attuale:
A Rimini la corsa sulla passerella:

martedì 25 giugno 2013

Pensieri da Vignola dopo l’Incontro Collettivo Ecologista 2013



Più che avere la pretesa di essere un resoconto questo breve scritto vuole essere una dedica: una dedica a tutti i presenti, umani e non umani, visibili e invisibili, armonici e conflittuali, cioè tutti gli elementi che compongono e concorrono a formare quel mosaico che si chiama Vita! 

Un Simposio leggero e al tempo stesso profondo, fatto di anime e nature profondamente radicate nel loro mondo sottile e nel loro contesto di genius loci sia socio-culturale che spirituale. 

Un elemento, potremmo dire piacevolmente zen, il bastone, arricchito della pianta solstiziale per eccellenza l’iperico, che quando si ha, concede di parlare e che quando non si ha, obbliga ad ascoltare. 

Differenze esaltanti di visioni del mondo dettate da un sentire speciale e non comune, anche nel ricordare mnemonicamente il sacro. 

Figli di una dualità che non ci lascia mai soli, tutti abbiamo la necessità a rivendicare una appartenenza, a non snaturare una propria identità, a rapportarsi con uno specifico modus vivendi su questa Terra; siamo come i raggi di una luce, che hanno in comune una stessa provenienza ma non la stessa traiettoria. 


E allora c’è chi danza, canta e colpisce ritmicamente il tamburo per ricollegarsi al battito cardiaco di Madre Natura e c’è chi ascolta moltitudini di voci da Elementi che parlano attraverso un loro alfabeto silenzioso; c’è chi riporta ai segreti ancestrali e agli antichi rimedi del mondo vegetale e c’è chi fa chiudere gli occhi per riscoprire il senso tattile perduto; c’è chi scale le vette considerando la conflittualità come il sale della vita e c’è chi vuole mettere in rete intelligenza e creatività per sostituire futili prodotti; c’è chi passa da villaggio in villaggio per sentirsi in libertà e c’è chi ritrova il centro del suo Sé respirando energia; c’è chi sa donare al momento opportuno perle di saggezza e c’è chi è in grado di cambiare un percorso di vita ritrovandosi nel punto più lontano dalla sua vita; c’è chi sa sfogliare gli astri e i sogni come fossero libri scolastici e c’è chi giunge fino in Siberia perché possiede un fuoco ben più veloce del corpo; c’è chi mette in scena favole zen e c’è chi parla a nome di popoli sconosciuti come gli animali e le piante.


Ma, oltre a ringraziare il sadhu in grado di far confluire tante belle e sane energie che si trovano a condividere di anno in anno progettualità ed esperienze con la mente più propizia, attenta e riflessiva a recepire, poiché rinvigorita da condizioni meno antropiche dei freddi contesti artificiali da cui proveniamo; oltre a ringraziare della cordiale ospitalità le persone che ci hanno accolto ed i viventi che ci hanno accompagnato in questa due giorni; oltre a ringraziare quegli alberi tolkeniani che ci hanno accolto magicamente per gettarci nell'acqua di un fiume inquinato dall'uomo ma purificato dal rito, un pensiero non può che essere rivolto ad un poeta guerriero dai tratti molto grecizzanti sia nel volto che nel temperamento, dal linguaggio burbero e fieramente “terrone” tipico di ciò che vuol dire essere ignorante, cioè il saper dialogare in latino con la grazia e la gentilezza che meritano, a volte più di noi, le essenze che ricoprono di meraviglia il Creato ma al contempo il saper impugnare la spada per difendere la vita da chi vuole uccidere la vita. 




A te uomo che non sembri appartenere a questo tempo, a te che sei vero perché conservi e doni i semi che i tuoi avi hanno custodito e che la tua terra ti ha trasmesso, a te che hai offerto una comprensione di cosa significhi assaggiare quella terra che si coltiva con fatica ed amore, a te cui non sarà rilevante il definirsi amico o nemico, a te proprio per non far torto a quello che ha saputo esprimere la tua figura non dirò mai grazie, ma dirò semplicemente agirò! 

Questo è il contributo più importante che mi hai donato e che conserverò fino a che avrò le forze per continuare a combattere quella guerra visibile e invisibile che vive dentro e fuori di me. 

Combattere è un Destino, questo è il dovere spirituale che accompagnerà per sempre la mia e la tua esistenza!


Riccardo Oliva - Memento Naturae





lunedì 24 giugno 2013

L'avvento degli OGM sarebbe la fine dell'agricoltura italiana


Scrivendo ora al Ministro della Salute Lorenzin puoi aiutarci a scongiurare il rischio di contaminazione transgenica in Italia.

La storia è questa: pochi giorni fa in Friuli un esponente del "Movimento Libertario" ha seminato in due campi mais transgenico della Monsanto, il MON810, e ora minaccia di ripetere l'operazione in altre Regioni.

Non possiamo permettere che queste piante di mais OGM fioriscano perché il loro polline contaminerebbe campi vicini e lontani, trasportato dal vento e dagli insetti.

La diffusione degli OGM sarebbe una condanna a morte per l'agricoltura italiana. Niente più aziende agricole biologiche e tradizionali, ma monopolio assoluto delle coltivazioni transgeniche. Gli effetti sugli ecosistemi sarebbero irreversibili: gli OGM sono organismi viventi e possono riprodursi e moltiplicarsi, sfuggendo a qualsiasi controllo.

Gli OGM fermano il progresso perché orientano la ricerca verso la direzione sbagliata: adattare gli organismi viventi alle esigenze della chimica. Il futuro dell'agricoltura è legato, invece, a una produzione alimentare sostenibile in armonia con l'ambiente e priva di residui chimici.

Per proteggere la biodiversità, i campi e la nostra sicurezza alimentare bisogna agire subito e bloccare la contaminazione OGM. Cosa puoi fare tu?

Chiedi subito al Ministro della Salute Lorenzin di adottare
misure di emergenza in grado di fermare la
coltivazione di OGM.


Federica Ferrario,
responsabile Campagna Agricoltura Sostenibile 

sabato 22 giugno 2013

La bandiera tricolore italiana nacque a Bologna - Lettera aperta al sindaco


Lettera Aperta
Egregio Signor Sindaco di Bologna,


le segnalo che, sulla storia del comune di Bologna, il sito istituzionale   www.comune.bologna.it  presenta alcune carenze ed imprecisioni che richiedono alcune pronte correzioni. A titolo di esempio le chiedo di guardare l'unica immagine del Gonfalone del nostro Comune: essa viene presentata tagliata a metà...
http://informa.comune.bologna.it/storiaamministrativa/stories/detail/39833
Le segnalo poi lo stemma araldico, se uno clicca appare tutto sgranato...
http://informa.comune.bologna.it/storiaamministrativa/stories/detail/141230
Le carenze più gravi riguardano la storia di Bologna, sulla quale sembra che nessuno tra i responsabili del sito si sia un minimo impegnato ad approfondirla.
Il 1° gennaio 1948 con l’entrata in vigore della Costituzione Italiana, l’Italia divenne una Repubblica :
« L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. »
Ma prima di giungere a questa Costituzione ci sono volute ben 52 Costituzioni che hanno comportato lotte, sacrifici, speranze.
La  prima costituzione Repubblicana fu  quella di Bologna...
anche il primo documento ufficiale che definisce il vessillo Nazionale italiano, precisandone chiaramente i colori con cui doveva essere formato, e'  del Senato di Bologna
Durante le celebrazioni per i  "150 anni dell'Unità d'Italia"  non si è mai fatto  cenno che il Tricolore e' nato a Bologna.
Eppure la città di Bologna è stata  la prima a decretare il Tricolore come Bandiera Nazionale. Avvenne il  28 ottobre 1796. Questo importante documento per la storia Patria e l'epopea del Risorgimento è conservato  all'Archivio di Stato di Bologna, situato in Piazza dei Celestini 4.
Tramite questo sito
http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/documenti.html
è possibile  consultare l'intero verbale diramato e firmato  dal Senato di Bologna.
Che la nascita della Bandiera Nazionale Italiana sia avvenuta  a Bologna,  è suffragata da  indiscutibili documenti conservati all'Archivio di Stato della "Città delle due Torri". Difatti nell'attestato varato dal Senato Provvisorio  "Atti dell'Assunteria di Magistrati, 28 ottobre 1796, foglio 542" viene precisato quanto segue.  Titolo:  "Bandiera coi colori Nazionali". Testo: "Richiesto quali siano i colori Nazionali per formarne una Bandiera, si è risposto il Verde il Bianco ed il Rosso".
Il ricercatore si renderà conto che in questo paragrafo. disinvoltamente dimenticato,  si parla di formazione, ossia creazione di una Bandiera Nazionale Italiana.  Si tenga presente che il 18 ottobre 1796 a  Modena  si decreta  "...ART.VIII Ogni Coorte avrà la sua bandiera a Tre Colori Nazionali  Italiani, distinte per numero, e adorne degli emblemi della Libertà. I numeri delle Coorti saranno estratti a sorte fra quelle formate dalle quattro Provincie.
Sembra impossibile che nella storia del nostro Tricolore un decreto di tale importanza sia passato inosservato, tanto da essere "dimenticato" dagli stessi depositari della Storia del Risorgimento, che tanto interesse ha suscitato in questo 2011 nella popolazione italiana,  giustamente orgogliosa delle proprie origini, della nazione e del senso di patriottismo che è indiscusso collante della partecipata "italianità".  Come mai questo "oblio"?  Una dimenticanza imperdonabile, una leggerezza della burocrazia continuamente distratta  dall'applicazione delle 275 mila leggi che dovrebbero disciplinare la giustizia, l'uguaglianza e la libertà, costituzionali?
Come mai i libri scolastici, censiti dall'autorevole dicastero della Pubblica Istruzione, severo nei giudizi e nelle considerazioni, ed un po’ meno sulla precarietà, è scivolato su uno strafalcione del genere? Si tratta solo di una "dimenticanza" come sperano gli esegeti? Od anche nella genesi patriottica c'è il rischio di imbattersi nelle "cammellate"?
"Nel documento di Reggio Emilia datato 7 gennaio 1797 si legge: "... Sempre Compagnoni fa mozione che lo stemma della Repubblica sia innalzato in tutti quei luoghi nei quali è solito che si tenga lo Stemma della Sovranità. Decretato. Fa pure mozione che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti. Viene decretato".
E' indubbio che in questo testo la mozione "che si renda universale lo Stendardo o Bandiera", non si fa cenno alla creazione di una Bandiera, poiché la stessa esisteva già, e garriva sulla Cispadania da più di tre mesi. Cosa confermata dal  Congresso della Repubblica Cispadana convocato a Modena il 21 gennaio del  1797 (quattordici giorni dopo Reggio Emilia, quando lo stesso segretario don Compagnoni scrive: "confermando le deliberazioni di precedenti adunanze decretò Vessillo di Stato il Tricolore per virtù d'uomini e di tempi fatto simbolo dell'Unità indissolubile della Nazione."  Bologna è quindi la Patria del Tricolore. Ed ecco gli altri documenti che lo attestano:
http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/documento_modena.html
A Reggio Emilia non nacque il Tricolore. In un grido di gioia si urlò: "Che questo vessillo sia universale" Che questa nostra felicità coinvolga l'intero universo!"  Come interpretò l'italianista Camillo Prampolini, nato a Reggio Emilia nella metà dell'800 da genitori emiliani, direttore  del giornale "Lotta di Classe". E la stessa cosa oggi l'afferma l'autorevole storico Aldo A. Mola.
http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/autorevole.html
In questo sito possono essere consultati i seguenti rari testi, scritti mentre raggrumava   l'Unità Italiana.: Felice Venosta, LUIGI ZAMBONI IL PRIMO MARTIRE DELLA LIBERTÀ ITALIANA, stampato a Milano nel  1864; Augusto Aglebert, I PRIMI MARTIRI DELLA LIBERTÀ ITALIANA E L'ORIGINE DELLA BANDIERA TRICOLORE, CONGIURA E MORTE DI LUIGI ZAMBONI E G.B. DE ROLANDIS IN BOLOGNA TRATTA DA DOCUMENTI AUTENTICI stampato a  Bologna nel 1862 e ristampato nel 1880; Giovanni Montersino, G. B. De Rolandis Martire Astigiano (1774-1796), Asti - Tip. Paglieri e Raspi, 1926
http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/giovanni1.html
Ed a questo indirizzo  il lettore troverà  la cronologia degli avvenimenti che furono alle origini della Bandiera Nazionale Italiana
http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/cronologia_del_tricolore.html
Inoltre segnalo l'indirizzo di una pagina web  in cui viene descritta  la Costituzione della Repubblica di Bologna approvata il 4 dicembre 1796:
http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/costituzione.html
Le chiedo anche, con quale atto o regio decreto è stato autorizzato il comune di Bologna ad utilizzare il gonfalone... con quale atto o decreto è stato autorizzata la modifica e l'uso del nuovo gonfalone della città di Bologna e con quale atto o decreto il Comune di Bologna è stato autorizzato ad utilizzare una propria Bandiera ?
Rimango in attesa di un sollecito e gradito riscontro.
Elio Antonucci
Via Faenza 11
40139 Bologna
Cell.   +39 3474158530

venerdì 21 giugno 2013

Roma - Orti della sopravvivenza in aumento



Boom di orti a Roma per una città più verde e solidale

Gli orti e giardini condivisi di Roma sono aumentati del 50 % in un anno, passando da 100 a 150. In quasi ogni quartiere della città i cittadini, davanti all'incuria dello spazio pubblico e del verde urbano, si sono rimboccati le maniche ed hanno recuperato le aree abbandonate per restituirle all'uso pubblico.

Sono i dati dell'aggiornamento 2013 della mappa on line di Zappata Romana (www.zappataromana.net), visitata ogni anno da oltre 30 mila persone, nella versione in italiano ed in inglese, per trovare informazioni, linee guida e manuali su come fare. La mappa riporta per ogni esperienza la localizzazione, un breve testo, una fotografia e, quando possibile, i contatti.

Il messaggio alla base del lavoro di Zappata Romana “si può fare” sembra essere stato accolto dai romani che, davanti all'inerzia della Pubblica Amministrazione, hanno deciso di “fare” qualcosa per se stessi e per il resto della comunità, non solo orti e giardini ma anche campi di calcio, palestre, basket, aree cani o, semplicemente, la manutenzione del verde.

A Roma come Londra, Barcellona e Berlino, nonostante l'assenza (per usare un eufemismo) di un ruolo propulsivo capitolino, lo spazio pubblico e le aree verdi sono il campo di sperimentazione di nuovi modelli di spazio pubblico a contatto con la natura per aumentare il capitale sociale della città restituendo aree abbandonate a tutta la cittadinanza in forma di spazi di relazioni.


“Daje” e “Daje” prima o poi si capirà l'occasione che gli orti e giardini condivisi possono rappresentare per la città.

giovedì 20 giugno 2013

Nutrizione cellulare - Viaggio alla fonte delle sostanze nutritive - Recensione



Mario Dulude
Nutrizione cellulare
Viaggio alla fonte delle sostanze nutritive
per vivere meglio e più a lungo


Mangiare bene non basta: è necessario imparare ad assumere tutte le sostanze nutritive in grado di dare alle cellule l'energia necessaria a espletare ogni funzione, perché uno degli elementi chiave della salute è l'alimentazione.
Oggi mangiamo troppo e male: il nostro modo di alimentarci è cambiato più nel corso degli ultimi cinquant’anni che in diecimila anni! Le conseguenze di questo squilibrio sono evidenti: il 30% dei tumori nei paesi industrializzati è direttamente relazionabile all'alimentazione, e le patologie degenerative e autoimmuni sono in costante aumento. Nutrizione cellulare è un testo che risponde in maniera esauriente a tutte le domande sulla nutrizione del terzo millennio, insegnando a farsi carico del proprio stato di salute attraverso scelte alimentari consapevoli: la vera salute è frutto di un lavoro quotidiano!

  • Semi germogliati, succhi e frullati: alimenti mirati
  • Superalimenti: integratori e antiossidanti
  • I danni degli additivi e l'irradiazione degli alimenti
  • Le malattie del progresso
  • Vitamine, antivitamine e fabbisogno cellulare
  • Il ruolo di calorie, proteine, grassi e zuccheri nella nutrizione
  • I sali minerali per la salute dell'organismo
  • Frutta, verdura, cereali e fibre


Edizioni Il Punto D'Incontro

mercoledì 19 giugno 2013

Entrata in vigore dell regolamento sull’autorizzazione unica ambientale


Il decreto semplifica gli adempimenti amministrativi in materia ambientale che riguardano le piccole e medie imprese e gli impianti non soggetti ad autorizzazione integrata ambientale (AIA)
E' entrato in vigore il 13 giugno 2013  il regolamento sull’autorizzazione unica ambientale, approvato con DPR 13 marzo 2013, n. 59. Il provvedimento era stato approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri lo scorso 15 febbraio e attua la legge n. 35 del 2012 (“Semplifica Italia”) nella parte in cui introduce l’Autorizzazione unica ambientale (AUA) tra gli strumenti di semplificazione per le PMI. La norma approvata è improntata ai seguenti criteri:
  • l'autorizzazione unica ambientale sostituisce ogni atto di comunicazione, notifica ed autorizzazione previsto dalla legislazione vigente in materia ambientale;
  • l'autorizzazione unica ambientale è rilasciata da un unico Ente (Suap);
  • il procedimento deve essere improntato al principio di proporzionalità degli adempimenti amministrativi in relazione alla dimensione dell'impresa e al settore di attività, nonché all'esigenza di tutela degli interessi pubblici e non dovrà comportare l'introduzione di maggiori oneri a carico delle imprese.
L’AUA raccoglie fino a 7 autorizzazioni ambientali che prima dovevano essere ottenute singolarmente (autorizzazione sugli scarichi, comunicazione per l’utilizzo delle acque reflue, autorizzazione alle emissioni in atmosfera, documentazione previsionale di impatto acustico, autorizzazione all’uso dei fanghi di depurazione e comunicazione sullo smaltimento e il recupero dei rifiuti). Le Regioni potranno inoltre estendere l’elenco, comprendendovi altre autorizzazioni.
Potranno usufruire dell'autorizzazione unica ambientale gli impianti non soggetti alle disposizioni sull'autorizzazione integrata ambientale e le piccole e medie imprese (PMI) come individuate dal Dm 18 aprile 2005, articolo 2. Le norme del regolamento sull'autorizzazione unica ambientale non si applicano invece ai progetti sottoposti a VIA (valutazione di impatto ambientale) in tutti i casi in cui le norme vigenti, statali o regionali, stabiliscano che la VIA comprende e sostituisce tutti gli atti di assenso comunque denominati in materia ambientale.
Per chiedere l’autorizzazione basta una domanda allo Sportello unico per le attività produttive che poi attiverà l’Autorità competente. Sull’iter del procedimento, vedi notizia ARPAT del 17/10/2012.
L'autorizzazione unica ambientale dura 15 anni dal suo rilascio (superiore a quella di quasi tutte le singole autorizzazioni). L’autorità competente può comunque imporre il rinnovo dell’autorizzazione, o la revisione delle prescrizioni contenute nell’autorizzazione stessa, prima della scadenza quando le prescrizioni stabilite nella stessa impediscano o pregiudichino il conseguimento degli obiettivi di qualità ambientale stabiliti dagli strumenti di pianificazione e programmazione di settore o quando nuove disposizioni legislative comunitarie, statali o regionali lo esigono.
AUA definisce anche le modalità per lo svolgimento delle attività di autocontrollo, individuate dall'Autorità competente, tenendo conto delle dimensioni dell'impresa e del settore di attività.

Le modifiche all'attività o all'impianto vanno comunicate all'Autorità competente. Se l'impresa o il gestore ritiene la modifica non sostanziale, presenta una semplice comunicazione. Se la ritiene sostanziale presenta una nuova domanda di autorizzazione unica ambientale. L'Autorità competente, entro 60 giorni dalla comunicazione, può dichiarare la modifica come "sostanziale" e ordinare all'impresa o al gestore di presentare una domanda di autorizzazione. Se non si esprime entro 60 giorni, la modifica non sostanziale può essere eseguita. L'Autorità competente provvederà ad aggiornale l'autorizzazione in atto, senza che tale modifica non sostanziale comporti variazioni alla durata dell'autorizzazione unica ambientale medesima. Regioni e Province autonome possono fissare ulteriori criteri di individuazione delle modifiche sostanziali e indicare modifiche non sostanziali per le quali non c'è l'obbligo di fare la comunicazione.

martedì 18 giugno 2013

Verogna è un buon posto per viverci... secondo Daniele Bricchi

Cascata di Perino a Verogna

Verogna è l'antico borgo in cui vivo da oramai 10 anni.
Si tratta di un piccolo villaggio interamente costruito in pietra a 600 metri di altitudine sito nel comune di Bettola in provincia di Piacenza.

La terra qui è fertile, l'acqua è abbondante in tutte le stagioni, l'esposizione solare è piuttosto buona, grazie allo scarsissimo inquinamenti luminoso, di notte il cielo offre un vero spettacolo, almeno pari a quello che appare di giorno se si lancia uno sguardo alla valle e alla colline circostanti (vedi le cascate del Perino in foto soprastante).

Le strade trafficate sono distanti per cui l'aria è assai buona e ad eccezione del gallo del mio vicino, è un luogo silenzioso.

Qui ci sono ancora case e terreni in vendita...luoghi da far rivivere e rispetto a tanto posti presi di mira i prezzi sono ancora modesti.

Io faccio quel che posso per agevolare l'arrivo di altre persone che desiderano insediarsi e riabitare questo incantevole luogo.

Questa informazione è rivolta esclusivamente a veri amanti dell'ecologia, Vegetariani...meglio ancora se Vegan, e Igienisti Naturali.

Questo di Verogna è uno dei tanti progetti di ecovillaggio solidale a cui nel mondo si sta lavorando per creare una alternativa concreta, dare una risposta ai disastri che “l'uomo civile” ha causato al pianeta e quindi a se stesso.

Attualmente a Verogna ci sono varie occasioni di case in vendita. Una di queste case è appena stata messa in vendita. Si tratta di casa in pietra già abitabile, con tutti i mobili in buono stato (che verranno regalati a chi si compra la casa), cantina, portico, alcuni ettari di terreno tra boschi, seminativo e orti.

Per quello che offre e quello che i proprietari chiedono, io la considero un'occasione.

I proprietari mi hanno chiesto aiuto per venderla, per cui se siete interessata ad altri dettagli o a vederla, potete chiamarmi durante il giorno non oltre le 20,30 al mio numero 0523/913142,

Se invece siete a conoscenza di qualcuno che sta cercando una situazione di questo genere, potreste giragli il messaggio, grazie. 

Daniele Bricchi


lunedì 17 giugno 2013

Vito De Russis: "Pedonalizzare Roma per risanarla dal degrado..."



Agosto 2013: pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali*:  è tsunami su Roma. (Il Sindaco Marino aveva promesso: *Cambiamo tutto*) – solo 300 metri su 5mila km di strade – *E’ la felicità dei gattopardisti nel 50° anniversario del Gattopardo* sostiene l’ADP
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La promessa del *Cambiamo tutto* - sostenuta dal Sindaco MARINO durante la campagna elettorale - era chiara, efficace e valida a *tutto tondo* per ridare alla ROMA Capitale un aspetto di città accettabile. In quei 360° di problemi di Roma da cambiare, la preminenza assoluta (primati negativi mondiali) spetta alla dichiarata *emergenza da traffico e da mobilità* (DPCM 4.8.2006 – link: http://www.astrid-online.it/Gli-osserv/llpp/Normativa-/DPCM-stato-emergenza-Roma.pdf ) cioè  Mobilità – incidenti stradali con morti e feriti – inquinamento – illegalità diffusa – paralisi – stress – violenza – incassi delle multe – ecc.. 

Pertanto, la *Mobilità a Roma* deve cambiare con la massima urgenza: l’attuale sua anormalità deve diventare normalità acquisendo una decente *convivenza civile*. Si sta parlando di Roma Capitale, patrimonio dell’Umanità; di un territorio urbano di 1.285 kmq con una estensione di 5mila km. di strade comunali, dove vive una popolazione di 2.761.477 abitanti dei quali, circa 1/5 ritiene che è meglio non muoversi.  Negli ultimi 10 anni, ripetutamente, è stata chiesta la *pedonalizzazione di quei 700 metri circa, denominati via dei Fori Imperiali, che collegano piazza Venezia a piazza del Colosseo* ovvero un atto simbolico che – se fatto sull’intera via – vale uno 0,01% delle strade romane (vale circa 0,005% il tratto di 300metri, da Largo Corrado Ricci a piazza del Colosseo).

*Quel consistente fuoco pirotecnico che sta seguendo il semplice annuncio della prossima simbolica pedonalizzazione di 300 metri della via dei Fori Imperiali – sostiene il presidente dell’ADP-Associazione Diritti dei Pedoni, Vito De Russis  –  esprime la cultura e l’anima del gattopardismo nel 50° anniversario del Gattopardo. Questo gattopardismo, se non estirpato, continuerà a bloccare anche la più semplice azione di cambiamento: è bene che lo sappia il sindaco Marino*.

Ora, il Sindaco Marino, sa che gli atti simbolici servono ad alimentare quel *cambiamo tutto per non cambiare niente* tanto caro agli italiani e molto caro ai romani.
"Provi, il sindaco Marino  –  conclude  De Russis –  a far scomparire quel centinaio di km. di *corsia preferenziale* trasformandolo nelle legali, efficienti ed efficaci *corsia riservata* (striscia ininterrotta di carreggiata stradale che  consente al mezzo del TPL di raggiungere dal capolinea A il capolinea terminale B in un tempo molto significativo anche per il più ostinato e non equilibrato sostenitore della mobilità con il mezzo proprio). Questo sì che sarà un atto che porterà a rendere reale il *cambiamo tutto* della Mobilità a Roma".


Ufficio Stampa ADP

“L'educazione di un popolo si giudica dal contegno ch'egli tiene per la strada."     (E. de Amicis - Il Cuore) 

 Nelle strade dei nostri centri urbani, dappertutto, si vive (e si vede) la mancanza di rispetto della Dignità e dei diritti della persona nata "pedone”, compreso il diritto alla vita."  (Camminacittà)