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mercoledì 4 dicembre 2013

Pensierino per l'Avvento di Caterina Regazzi


(immagine di Margarita Sikorskaia)

Quando ero giovane e femminista (non che adesso non lo sia, nella realtà, ma non amo nessuna etichetta), negli anni ‘70, era molto in voga uno slogan: “Finalmente siamo donne, non più puttane, non più madonne”. 

All’epoca veramente non mi sentivo né puttana, né madonna, ma neanche Donna. Solo un esserino in formazione continua, con tutte le gioie e i dolori che un’adolescente, con la sua sensibilità acerba, può vivere.
Ero cresciuta in una famiglia catto-comunista: mio padre iscritto al PCI dalla sua fondazione ed irrimediabilmente ateo, nonostante i miei tentativi di convertirlo, mia madre proveniente da un piccolo paese dell’entroterra marchigiano pertanto “naturalmente” credente, per impronta genetica ed educativa. 

La madonna era per me la statuina del presepe che per tanti anni ho allestito, con il mantello celeste e le mani giunte oppure la statua nella chiesa che assiduamente frequentavo, sempre col mantello azzurro, i piedi che calpestavano il serpente e le mani aperte ad accogliere… una donna, una ragazzina, che aveva accolto nel suo grembo un essere vivente senza neanche averne mai visto il padre.
Ecco, quel che mi rimane di bello di questa figura e che voglio pur nel mio attuale agnosticismo, custodire caramente, anche perché mi è congeniale: lo spirito di accoglienza. Accoglienza degli eventi della vita, senza giudicare, senza gioire o disperarsi, perché ogni evento, ogni incontro, ogni persona o essere vivente che passa nella nostra vita, se accolto con Amore, è una ricchezza. Viviamo il Natale facendone un’occasione di accoglienza.
Caterina Regazzi

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Commento di Franca Oberti: "Carissima Caterina, ho trovato delizioso il tuo racconto dell'Avvento. Un po' mi ci sono ritrovata, ma al contrario: mia mamma era comunista e mio padre spesso andava ad accendere candele in Chiesa. Noi non avevamo il tempo di essere praticanti, così sono cresciuta con l'insegnamento della mamma. Il mio percorso però ha subito una brusca inversione a U quando a 40 anni mi sono successe alcune cose. Non sono diventata una bigotta praticante e cieca, ma ho una mia Fede che coltivo a modo mio, anche se, per svolgere un servizio sociale nella mia comunità, in parte mi adeguo all'andamento parrocchiale.
Il tuo racconto mi è piaciuto molto e vorrei inserirlo - se me lo consenti - tra i racconti della mia rubrica "Aspettando il Natale".
La tua foto è deliziosa, in realtà dalle altre più recenti, non mi sembri cambiata molto! Non hai perso l'aria da ragazzina sognatrice, mentre io mi vedo molto diversa... Sono nata nel 1952 e quindi conosco bene quel periodo e tutto ciò che ruotava intorno al femminismo. Ho cambiato tante idee, tante credenze, ma rispetto sempre - e non mi sono mai sognata di rinnegare nulla! - ciò che è stato, consapevole che tutto passa e tutto è un cambiamento continuo. Franca"


Rispostina di Caterina Regazzi: "Grazie a te cara Franca, pubblica pure il mio "raccontino" dove e come vuoi. Dal punto di vista della fede, sono rimasta agnostica pur credendo che nel nostro cuore alberga un'anima che abbiamo un po' trascurato, presi dalla corsa verso quel che invece è fuori di noi. Ora sto cercando di ascoltarla un po' di più, grazie anche a tutte le persone, come te, che me ne danno lo stimolo e quindi l'opportunità. Un forte abbraccio. Caterina"

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