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martedì 3 dicembre 2013

IL CALENDARIO INDIANO SOTTO IL SEGNO DELLA FEMMINILITA’ E DEL CULTO DELLA DEA MADRE





Più complesso il calendario indiano, che i veggenti dell’Himalaya 5 mila anni scrivevano su fogli di palma, fondato sui cinque  elementi primordiali: l'etere,  il fuoco, l’aria, la terra, l’acqua. Ad ogni mese e’ associato un animale, una pianta e un minerale. L’astrologia in India e’ prevalentemente di segno femminile, parte dal culto della Dea Madre. Chandra, la luna, regna incontrastata, non a caso proprio nella costellazione estiva del Cancro. ‘

’L’oroscopo indiano e’ uno dei più antichi del mondo – ha ricordato d’Arpini – Scolpito su immagini che ricordano cicli di vita che si rinnovano, esistenze che muoiono e rinascono, in un percorso infinito. Una forma di autocoscienza primordiale – ha spiegato ancora – Ogni essere umano ha la profonda consapevolezza di appartenere ad un ciclo vitale, appunto. Il calendario e’ suddiviso in 12 mesi. Un po’ come tutti i calendari – ha sottolineato lo studioso italiano – Due più uno fa tre. Un numero simbolico, rappresenta la perfezione’’.

Paolo d’Arpini ha ricordato ancora che nel calendario indiano ‘’non si parla tanto di segni e simbologie particolari, ma di ‘porte di ingresso’, di propensioni ‘karmiche’ che corrispondono ai nostri segni zodiacali. La vecchia cieca rappresenta, per esempio il desiderio di impulsi incontrollati, il vasaio che modella l’argilla, l’attaccamento alle cose materiali – ha precisato ancora lo studioso – la scimmia è l’emblema dell’instabilità dell’essere umano, mentre la maschera è segno fortissimo di ambizione e potere’’

(Adnkronos: 5 gennaio 2007)



Sistema zodiacale indiano. Dal centro del mondo al centro del mondo.

L’astrologia reincarnativa indiana è l’astrologia delle origini, di matrice lunare essa è molto vicina ai tempi della società matristica. Si dice che l’astrologia indiana sia nata dalla civiltà dell’Indo e del Sarasvati e poi trasmessa ai popoli mediorientali ed alla Grecia. Nel computo indiano si tiene conto di quel processo denominato precessione degli equinozi o ayanamsa, correggendo adeguatamente la posizione dei pianeti nel segno. C’è poi la diversa denominazione (e talvolta significato) degli archetipi e la compresenza dei cinque elementi. Così vediamo che l’elemento etere è collegato all’udito e simboleggia la coscienza (Satva); l’aria è collegato al tatto e simboleggia la mente (Satva-Raja); il fuoco è collegato alla vista e simboleggia l’intelletto (Rajas); l’acqua collegato al gusto simboleggia la memoria (Rajas-Tamas); la terra collegato all’olfatto simboleggia l’ego (Tamas). Questi elementi interagiscono con i 12 archetipi e con le forze motorie dell’universo rappresentate dalle posizioni planetarie, essi corrispondono anche agli stati di coscienza: assorbimento nell’anima, sonno profondo, sogno, stato di veglia e nescienza.


Nel sistema indiano è diversa anche la simbologia dei 12 segni, non si parla di “segni” ma di nidhana, porte d’ingresso a questo mondo, con colorazioni e figurazioni diverse, ognuno corrisponde ad una propensione karmica. Il primo nidhana rappresenta una vecchia cieca ovvero la spinta di impulsi ciechi; il secondo presenta un vasaio segno di attaccamento verso le forme materiali; il terzo è una scimmia che simboleggia il desiderio di conoscenza; il quarto è una coppia in barca e significa desiderio di completezza ed autonomia; il quinto è una maschera umana o il bisogno di esteriorizzare; il sesto mostra un contadino che spinge l’aratro cioè il desiderio di realizzazioni concrete; nel settimo vediamo un uomo con un occhio trafitto da una freccia, il bisogno di tenerezza; nell’ottavo c’è un ubriaco affiancato da una donna che gli versa il vino, la sete insaziabile dei piaceri; nel nono osserviamo un uomo che raccoglie dei frutti, vuol dire desiderio di accumulazione; il decimo mostra una donna gravida, asservimento al compito; l’undicesimo mostra un bambino nascente, significa la volontà di esaurire il proprio karma; infine il dodicesimo nidhana svela un cadavere portato in corteo e simboleggia il disinteresse per le cose del mondo.

Paolo D'Arpini




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Commento di Marco Bracci: “Caro Paolo, scusami se faccio la seguente precisazione, ma la ritengo un dovere di cronaca. Quando si parla di karma ci si riferisce sempre ai testi e alle credenze indiani, mentre invece, come tutte le verità, sono parte della vita di tutti gli esseri umani e delle conoscenze di tutte le filosofie e religioni, anche se poi per alcune tale verità è stata insabbiata e occultata ai fedeli. Infatti anche il vero cristianesimo parla di legge di semina e raccolta (karma) cui ogni uomo è soggetto e dice anche che, per poter affrontare nel corso della vita quello che il karma richiede, ogni singola anima si sceglie i genitori che le permetteranno di incarnarsi e svolgere una vita in grado di assolvere al suo karma di partenza. E anche quando feci il corso di Psicocibernetica essena (di Sergio De la Cruz, un messicano, che non era induista o buddista) vennero dette queste cose.”

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