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giovedì 25 ottobre 2012

USA - Tempeste di polvere avvelenata - Quali sementi per l'agribusiness? -

Ultimo arcobaleno - Collage di Vincenzo Toccaceli


Tempeste di polvere avvelenata.

Questo 2012, basta farsi un giro in Rete, è stato tra i più secchi non 
solamente in Europa, negli Usa, in particolare nel Midwest, è andata anche 
peggio. La cronaca si è accorta di cosa abbia comportato questa estate torrida 
per gli innumerevoli tamponamenti a catena con morti e feriti, ribaltamenti 
spettacolari di automobili e camion sulle highways tra Oklahoma e Kansas City.
Frutto di una nebbia densa, di nuvole di terra rossiccia, questi incidenti, 
pur tragici, hanno potuto svelare al pubblico americano, ben altro.
Si sono ripetute le tristemente note "dust bowls" le tempeste di polvere già 
note dalla letteratura popolare, degli anni '30.


Figlie di un agribusiness avanzato che vede nel terreno solamente un luogo in 
cui deporre sementi che dovranno, debitamente e chimicamente assistite, dare il
massimo della rendita per ettaro e tutto ciò senza tener in conto alcuno nè la 
naturale fertilità del suolo nè l'interazione con microrganismi o alcunchè di 
vitale in loco.


Sementi Ogm o ibride, pesticidi ad essi abbinati in dosi massicce, dominano il 
panorama monotono delle pianure del Midwest americano, le "dust bowls" degli 
anni Trenta non hanno insegnato nulla. L'agribusiness USA continua con la 
ricetta abituale, abituati a sovvenzioni governative, i "farmers" americani non 
si sono curati nè di diversificare le produzioni, nè di rotarle, nè si sono 
minimamente curati di indagare sugli Ogm  loro proposti.
Risultato: crollati i raccolti, miseramente crollati tutti i raccolti di mais, 
grano, soia, colza, tutti. Le solite quattro o cinque multinazionali che 
controllano il mercato hanno già deciso di abbandonare il midwest e di 
spostarsi più a nord, verso il Montana e il Canada.


Alle spalle si lasciano il deserto, terreni che nessuna fragile, bisognosa di 
cure chimiche, semente Ogm è più capace di trattenere, semente che è ritenuta, 
ma guarda! capace di risolvere il problema della fame nel mondo, come i vari 
Veronesi o Boncinelli sostengono, è fallita, fallita miseramente di fronte ad 
una estate secca.


Quali sementi per quale agricoltura, allora e quali pratiche agronomiche per 
nutrire il mondo? Se l'agribusiness statunitense è fallito e produce solamente 
il deserto, il fallimento più totale, non sarà che la vecchia Europa, per certi 
versi, "conservatrice" di pratiche più rispettose dell'ecosistema, non abbia da 
insegnare ai signori delle multinazionali ?


E se questo modello ha mostrato il suo fallimento evidente, plateale, palese 
al pubblico Usa, non è altrettanto fallito in India, In Brasile, in Indonesia? 
Questa è la questione vitale per il futuro della disponibilità di cibo per 
l'Umanità intera, per la sua autonomia, per la democrazia stessa.


Libertà e biodiversità si coniugano assieme, necessariamente. Curare la terra 
per guarire gli uomini, scriveva Claude Aubert, ed è proprio vero, ancora più 
urgentemente vero dopo questa estate 2012. I cambiamenti climatici non vanno 
nella direzione dei "lendemains qui chantent" al contrario, se lasceremo che a 
cantare siano solamente le lobbies dell'agribusiness a New York o a Bruxelles, 
noi, non potremo che intonare una marcia funebre per la sovranità alimentare, 
per il diritto al cibo delle molteplici comunità contadine del mondo.

Teodoro Margarita (Rete Bioregionale Italiana, Civiltà Contadina Lombardia)

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