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martedì 2 ottobre 2012

Teodoro Margarita: "Conservazione dei semi bioregionali, partendo dal basso..."


Semi e verdure di casa nostra


Si, io non ci credo a queste iniziative dal sapore molto mediatico, con nome in inglese, come se tutto ciò che ha un nome in questa lingua debba per forza esser "figo". Persino dei sedicenti difensori come i leghisti, si sono inventati eventi come il Polenta day, che c'è, basta metter "Day" e tutto diventa più appetibile?

Una boiata, ovvio.

No, non ci credo e non mi convincono, neanche quando chi le propone ha un nome roboante, sia un guru della biodiversità come Vandana Shiva o chiunque altro.
No, non mi prende, non mi coinvolge quanto dovrebbe.
Io non sono uno che va dietro alle mode e so, per esperienza, che, per esempio, dopo gli innumerevoli Earth Day, svolti in tutto il mondo, è seguito, puntuale, il vuoto, la più assoluta e desolante vacuità. gli stessi giornalisti che si sono dipinti di verde per un giorno, all'indomani, finita la festa, gabbata lo santo, di nuovo schiavi e proni alla multinazionale di turno, un esempio italiano? Maurizio Costanzo, quando ci ricordava di pulire le spiagge con Legambiente ma lo sponsor era Ace, una nota, filantropa associazione benemerita, come no.
E' così che van le cose, per cui, diffido.
E diffido pure di questa, sembra che nel mondo mai nessuno ne abbia parlato, ohibò, è una prima mondiale: Settima di lotta per la libertà del seme.
Bella, molto interessante.
E sui giornali, vedo, persino su Il Tempo di Roma, si parla di questa vicenda della corte europea che ci vieta la vendita dei buoni semi.

Si, che debbo dirvi? "Timeo Danaos et dona ferentes", mi sovviene.

Non mi fido, mi puzzano le carnevalate troppo mediatiche, finisce sempre che qualche assessore alla cultura si faccia la propria campagna elettorale a poco prezzo, finisce troppo spesso che qualche, per un giorno, generoso sponsor, si dia una ripassata di verde, un bel lavoro di green washing non lo si nega a nessuno e i giornalisti si sa quanto son bravi, si pagano apposta, un tanto a riga.
Io sarò a ragionare di queste cose, sarò a MIlano, poi sarò a Bergamo, infine ancora a Milano.
E' che questo è l'autunno, questo è ottobre, abbiamo avuto una stagione terribile, densa di cattivi, pessimi presagi. Ma è stata anche una buona stagione, per certi ortaggi.
I pomodori, per esempio e non solo.
Ed allora, il mio contributo a queste giornate per la libertà del seme proclamate internazionalmente, io lo vedo qui.

Lo vedo ogni giorno nelle mie classi, circa trecento alunni, qui, ad Asso (CO), ogni giorno porto, direttamente colti dall'orto di Cranno, ora una manciata di pomodori datterino giallo, ora delle patate blu, ora dei cetrioli limone, ora delle Cyclanthere pedate "miliun" localmente, ora altre varietà antiche e dimenticate.
Nello stupore dei miei ragazzi, nella loro voglia di toccare, di vedere, nel disordinato informarsi, chiedere, alzarsi dai banchi, una volta, tra gli ortaggi c'era un vispo grillo: è stato bellissimo vederli e non poterli/volerli controllare corrergli la classe dietro e quello, zap, un salto ed eccolo nel giardino, libero e giocondo... capitano queste cose e mi riempiono di gioia, la felicità va organizzata. La biodiversità non è parola da sapientoni, è un gioco, un gioco che tutti debbono giocare se non vogliamo si perda. Quale gioia quando un ragazzo, anche uno solo mi chiede la semente di quella tale pianta che il nonno vuole rimetterla in campo... mi dico felice, salto io dalla gioia come quel grilletto incauto ed ancora, salto ancora più in alto, quando, stamane, un bimbetto di seconda, dimostrando di aver capito tutto, certamente molto di più di qualunque parolaio che vedremo in tivù questa settimana, mi ha portato, sorridendo, sapeva di aver capito, il monello, una bella melanzana rossa, suo babbo viene dalla Sicilia, ha portato con sé questa inusuale  varietà.

Si, amici, questo è il mio contributo più sincero a questa settimana per la libertà del seme.

E' questo e non altro, credo che leggerò queste righe a Milano, alla Cascina Torchiera e pure a Bergamo ove sono relatore "ufficiale". Si, sono un seedsaver, un salvatore di semi e sappiamo che questo è un "mestiere" che si svolge meglio lontano dai fari, si svolge di sera, con i propri figli ed in silenzio o al limite, io ascolto Radio popolare, si sgranano pannocchie, si sgusciano fagioli, si stendono i semi dei pomodori sulla carta del pane e si lasciano asciugare. Cose che faccio da oltre 10 anni e che l'Umanità contadina svolge da 18mila senza che nessuno abbia mai detto "bravo" a chicchessia.
Proprio questo mio contributo di docente orticoltore, ben conscio che , dopo, i riflettori si sposteranno altrove, rapidamente, vuole insistere sul carattere quotidiano di questa opera di salvaguardia, sulla necessità di mantenere e suscitare entusiasmi permanenti, duraturi.
I miei alunni mi credono, essi vedono, toccano, annusano e gli prende voglia, magari non a tutti ma tutti sono stimolati e , questo è certo, una volta grandi "Prof, sa che faccio l'orto? Che non ce l'avrebbe quei semi che mi ha fatto vedere a scuola?" Ecco, si è instaurata fiducia ed il prof tira fuori da un cartone del pane una manciata di semi e"Sai che sono preziosi, mi raccomando..."

Si, questa è la mia più bella lezione, una lezione che tramando, di mano in mano, tramandando questa, umile, quotidiana e duratura Canzone del seme.

Buon autunno, buona raccolta e conservazione di semi a tutti, nelle vostre case, nelle vostre cascine, nei vostri luoghi cari,  voi avete raccolto l'appello di Vandana Shiva ma, soprattutto, avete raccolto l'appello che l'umanità ripone nelle vostre mani.

Sia il seme libero e riproducibile, sia il seme un bene di tutti, come l'acqua, come la terra, come questa vita, unica ed immensa.

Teodoro Margarita, bioregionalista e salvatore di semi
   

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